martedì, maggio 02, 2006

Voci da Algeri (1)
Se il David di Michelangelo si potesse muovere avrebbe già lanciato la sua pietra contro qualcuno

MohandPer gridare contro il terrorismo ha rinunciato alla finzione. Ha scelto di camminare su vetri veri e di sanguinare come le vittime vere. Troppo vicini, troppo frequenti, troppo ingiusti erano gli attentati veri per raccontarli fingendo. E così Mohand, l’artista, ha scelto di raccontarli agli Algerini senza messa in scena: soffrendo davvero, trovando nel dolore del corpo il mezzo più sincero per testimoniare la sua rivolta contro l’integralismo e la spirale di violenza a cui condannava il paese.

Mohand non era solo a gridare contro gli attentati degli anni Novanta: con lui c’erano Abdesselam, Sliman, Rachid, Nabila e Yasmina. Scultori, pittori, danzatori, uomini e donne, che insieme avevano deciso di chiamarsi Carpe Diem. Un nome scelto per evocare il loro obbligo di pensare solo al qui e all’ora: “Facevamo le nostre rappresentazioni sulla strada, in occasione delle grandi manifestazioni, quando eravamo sicuri di avere un pubblico. Sapevamo quindi di essere bersagli facili e sapevamo anche che per noi ogni spettacolo poteva essere l’ultimo. E per questo da cogliere”.

Carpe Diem è nato dentro la Scuola Nazionale delle Belle Arti ma contro di essa. “Eravamo tutti studenti ed eravamo tutti uniti contro la gestione della scuola. Gli insegnanti usavano la struttura per scopi privati e, fatte poche eccezioni, erano estranei a ogni competenza tecnica, incompetenti che ci costringevano a imparare da autodidatti”. Era il 1996 quando Mohand e gli altri si esibirono assieme per la prima volta. Allora fu per una festa di laurea, dopo fu per le strade della capitale, nel periodo più violento del paese, e nei momenti di massimo affollamento in città. “Il nostro – dice Mohand – era un grido: facevamo esibizioni con musiche hard, scenografie forti e molta improvvisazione: volevamo costruire immagini che colpissero l’emotività della gente mostrandogli il dramma generato da un’esplosione. La nostra era un’arte nata dal e contro il terrore del terrorismo”.

Un’arte politica dunque. “La sola che esiste”, afferma Mohand. “Ciò che mi motiva veramente – prosegue lo scultore - è vedere che ci sono cose che vanno male e che potrebbero andare meglio. L’artista può fare molto di più di un normale cittadino per migliorare il mondo. Un operaio può sacrificarsi e mettere da parte una piccola somma per un’associazione benefica, mentre un’artista può lanciare un messaggio che scuote le coscienze. Io credo che l’artista possa essere il tramite tra due gruppi di persone: chi ha i soldi ma non ha le idee e chi ha le idee ma non ha i soldi”.

La visione dell’arte di Mohand non tollera i muri di una galleria e i vincoli posti dal commercio. Per Mohand è per esempio inutile la galleria d’arte moderna che il governo algerino vorrebbe allestire per il 2007, quando Algeri sarà la capitale della cultura del mondo arabo: “E’ un’operazione di marketing – dichiara - per far credere che l’Algeria sia migliore di quella che è. Visiteranno il museo le stesse poche persone che frequentano i grandi hotel come l’Aurassi o l’inaugurazione delle mostre”. Ciò che occorre quindi non è un museo inteso come ricettacolo della storia, archivio delle opere che hanno detto secoli prima ciò che dovevano dire. “Bisognerebbe pensare a degli spazi-evento – ribatte Mohand – luoghi capaci di scuotere, interpellare e suscitare domande. Luoghi dove l’artista potrebbe conservare la sua indipendenza e il suo punto di vista critico sul mondo”.

L’artista critico e indipendente sognato da Mohand, forse, resterà sempre escluso dalle gallerie d’arte come quelle in costruzione ad Algeri. Ma oggi non c’è più bisogno di un grande spazio fisico per lanciare il proprio messaggio. Mohand consulta il motore di ricerca di Skype e fa scorrere il lungo elenco di persone con cui potrebbe fare rete. E fare rete per lui non significa solo usare Internet come punto di partenza per un’internazionale dell’arte, ma anche recepire gli stimoli delle tecnologie digitali per rivedere la concezione stessa di arte. “Perché – conclude – devo ancora scolpire una statua nel marmo, se, con altre tecniche, ne posso fare di virtuali in movimento?”. “Io credo che se Michelangelo avesse potuto farlo, avrebbe permesso al suo David di muoversi. E lui – ne sono convinto – avrebbe già lanciato la sua pietra contro qualcuno…”.

(version française)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Hai fatto anche un video delle sue performances?
E che fine hanno fatto i suoi/sue compagni/e?
Hanno mai ricevuto intimidazioni?
E' evidente come sia tipico di tutti i paesi con un debole controllo democratico il fatto che le istituzioni, anche quelle artistiche e universitarie, diventino giocattoli nelle mani di affaristi incompetenti che potrebbero gestire allo stesso modo lo smercio di aragoste.
In questo, forse l'Italia non è molto lontana dall'Algeria...

Annalisa

silviomini ha detto...

Un paio dei componenti di Carpe Diem è attualmente in Francia, dove tutto il gruppo era stato per la prima volta nel 2003, anno dell'"Algeria in Francia". Una ragazza è attualmente impegnata a fronteggiare una grave malattia, mentre gli altri sono ancora ad Algeri a tentare di conciliare "l'arte nel tempo libero" con i lavori svolti per sbarcare il lunario. Mohand stesso attualmente lavora come Infografo all'interno di una rivista che descrive i progetti architettonici di uno dei principali studi edili d'Algeria.

Non ho fatto filmati dei suoi lavori, né foto. Dovevo prendere un suo Cd, ma nella coincitazione di tutta la trasferta è poi saltata la consegna. Se ti interessa vedere alcuni dei suoi lavori, però, posso chiedere a mia sorella di portare il cd al prossimo rientro in Italia, previsto a giugno.

Ti assicuro che è incredibile la velocità con cui ha modellato un busto virtuale!

Beh, per quanto riguarda lo stato dell'Italia, dice tutto la candidatura di Andreotti alla presidenza del senato. E pensare che io, al rientro da Algeri, credevo che la sua foto in seconda pagina fosse lì per raccontare della sua scomparsa...

A presto! Maggio è un "brutto" mese, ma a giugno sia ilò caso di imbastire un aperitivo o una seconda serata a base di leggerissimo whisky al miele.