venerdì, luglio 18, 2008

Dove potresti arrivare Armanita?

“Quello che volevo era varcare una frontiera, quale che fosse: non mi premeva lo scopo, il traguardo, la meta, ma il mistico e trascendente atto in sé di varcare la frontiera”.
(Ryszard Kapuscinski – In viaggio con Erodoto)


L’uomo chiuse il giornale che da tempo teneva aperto solo per nascondersi. Lo posò e guardò la donna che sedeva dall’altra parte del tavolo, assente come la mattina precedente.

“Perché vuoi lasciare l’Argentina?” le chiese diretto per la prima volta. Sapeva da tempo che la moglie aveva quell’intenzione, che lei non vedeva più alcun futuro in quel lato dell’oceano, ma prima di allora non aveva mai avuto il coraggio di evocare lo spettro della partenza come qualcosa di plausibile.
“Lo sai già il perché Benito” rispose lei, animando solo un poco uno sguardo che restava lontano.
“No che non lo so Armanita, invece, non può essere quello che lasci intendere tu, non può essere che tu voglia partire per inseguire il sogno di un passato che nemmeno conosci”.
“Non lo conosco il mio passato, Benito, è vero. Non so nulla delle coste liguri da cui partirono i miei genitori. Però desidero andarci, camminare là a lungo, essere una donna adulta nei luoghi dei racconti di mia madre da bambina”.
“Armanita ascoltami” la fermò l’uomo questa volta con tono pacato, aggirando il tavolo e poggiandole le mani sulla spalla. “Sei una donna intelligente, abbastanza per sapere cos’hai qui. Non posso restituirti il passato che non hai e forse neppure il futuro che vuoi, ma posso garantirti un presente. Se tu parti, se tu rompi il noi che siamo ora, anticipi solo l’inizio della salita. Che cosa sei tu sola in Europa?”.
“Un’insegnante di spagnolo, Benito. Posso diventare un’insegnante di spagnolo, posso studiare per diventarlo”.
“Stupida donna” digrignò l’uomo, ora rabbioso, insensibile alla mediazione. “Stupida femmina ingorda: parti, parti pure, allora, caricati sulle spalle il tuo bagaglio di domande. Fai pure ciò che vuoi tu che sai che è giusto”.
Armanita esitò, ma infine parlò. “Non so se sono arrogante come dici tu, Benito – disse con voce flebile - , ma, sì, credo che partirò davvero. Non riesco più a sopportare il peso della domanda che mi faccio da sempre: dove potresti arrivare Armanita?”.

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“Viaggia sola?” chiese l’hostess alla donna seduta vicino al finestrino del boeing.
“Sì, parto sola” sorrise Armanita.

venerdì, luglio 11, 2008

Riccardo Carnovalini, un ritratto

E' uscito oggi, su Liberazione, il primo dei miei pezzi dedicati a Riccardo Carnovalini, il "camminatore di professione" con cui ho condiviso a inizio settimana due tappe del CamminaMare2008. Dal sito del giornale potete scaricare il pdf della pagina con l'articolo: «Camminare è anche un atto poetico
che può guarire il mondo dai suoi mali».
Vai alla pagina >>


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Alcuni momenti del cammino:

Madonna sul porto di Marina di Carrara
Madonna sul porto di Marina di Carrara
Il pittore Claudio Iacarino
Claudio Iacarino
Tellaro e sullo sfondo Portovenere
Tellaro

Conclusione dell'intervista a Lerici
(foto di Elisa Nicoli)


martedì, luglio 01, 2008

La prima intervista a mani sporche

“Ovviamente ero io che, con la mia nuova attenzione, facevo succedere le cose”.
(Tiziano Terzani, Un indovino mi disse)


pezzi di puzzleDi nuovo un blocco appunti, di nuovo una storia da raccontare, un personaggio da inquadrare e qualche corsivo da inserire nel punto giusto del discorso. Di nuovo, insomma, con il solo obiettivo di scrivere un articolo. Presto, lunedì, sarò all’alba di un’intervista “ufficiale”. Sarà un ritorno dopo un digiuno prolungato, una novità quasi.

Quando, nel dicembre 2006, interruppi la mia routine di interviste, conferenze stampa e recensioni, mi ritenevo molto bravo nel cogliere ed evidenziare il lato retorico di una storia. Un gelataio nei miei pezzi agiva e parlava un po’ come un piccolo Achille: eroico e sfrontato. Stuzzicavo l’edonismo di chi intervistavo: un prete, celebrandosi, fece tardi alla messa. Poco importava che il giorno dopo chi avevo di fronte fosse uno qualunque: in quel momento lui era solo ed esattamente ciò che diceva. Indiscusso.

Ora potrebbe non essere del tutto così. Nella mia vacanza dal giornalismo puro mi sono sporcato le mani con un po’ di storia mia: nulla di eclatante, quel tanto che basta per saggiare la differenza tra la portata di una parola e la coerenza di un’azione. Le frizioni che ho sofferto nei miei sforzi personali e le frizioni che ho toccato negli sforzi altrui mi hanno reso un po’ più scettico e fatalista. Potrei insomma fare qualche domanda cattiva, riportare qualche retroscena imperfetto, provare a rompere il giochino, insinuare il tarlo del dubbio. E poi potrei scivolare nella tecnica, tradita qua e là per dare alle piccole facezie di questo blog un andamento meno cronachistico e più cronachistico. O forse potrebbe non succedere nulla di tutto questo e, come in una memoria mai sopita, riproporsi la chiacchierata solare a cui ero abituato.

In attesa di questo responso del tutto personale mi chiedo se, oltre alla storia del grande documentarista alla vigilia di un lungo cammino lungo la costa ligure, mi imbatterò anche in una sconosciuta e loquace vecchietta dall’insolito destino. Anche questo, fato permettendo o meglio fato invocando, sarebbe una novità del nuovo corso.