“Quello che volevo era varcare una frontiera, quale che fosse: non mi premeva lo scopo, il traguardo, la meta, ma il mistico e trascendente atto in sé di varcare la frontiera”.
(Ryszard Kapuscinski – In viaggio con Erodoto)
(Ryszard Kapuscinski – In viaggio con Erodoto)
L’uomo chiuse il giornale che da tempo teneva aperto solo per nascondersi. Lo posò e guardò la donna che sedeva dall’altra parte del tavolo, assente come la mattina precedente.
“Perché vuoi lasciare l’Argentina?” le chiese diretto per la prima volta. Sapeva da tempo che la moglie aveva quell’intenzione, che lei non vedeva più alcun futuro in quel lato dell’oceano, ma prima di allora non aveva mai avuto il coraggio di evocare lo spettro della partenza come qualcosa di plausibile.
“Lo sai già il perché Benito” rispose lei, animando solo un poco uno sguardo che restava lontano.
“No che non lo so Armanita, invece, non può essere quello che lasci intendere tu, non può essere che tu voglia partire per inseguire il sogno di un passato che nemmeno conosci”.
“Non lo conosco il mio passato, Benito, è vero. Non so nulla delle coste liguri da cui partirono i miei genitori. Però desidero andarci, camminare là a lungo, essere una donna adulta nei luoghi dei racconti di mia madre da bambina”.
“Armanita ascoltami” la fermò l’uomo questa volta con tono pacato, aggirando il tavolo e poggiandole le mani sulla spalla. “Sei una donna intelligente, abbastanza per sapere cos’hai qui. Non posso restituirti il passato che non hai e forse neppure il futuro che vuoi, ma posso garantirti un presente. Se tu parti, se tu rompi il noi che siamo ora, anticipi solo l’inizio della salita. Che cosa sei tu sola in Europa?”.
“Un’insegnante di spagnolo, Benito. Posso diventare un’insegnante di spagnolo, posso studiare per diventarlo”.
“Stupida donna” digrignò l’uomo, ora rabbioso, insensibile alla mediazione. “Stupida femmina ingorda: parti, parti pure, allora, caricati sulle spalle il tuo bagaglio di domande. Fai pure ciò che vuoi tu che sai che è giusto”.
Armanita esitò, ma infine parlò. “Non so se sono arrogante come dici tu, Benito – disse con voce flebile - , ma, sì, credo che partirò davvero. Non riesco più a sopportare il peso della domanda che mi faccio da sempre: dove potresti arrivare Armanita?”.
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“Viaggia sola?” chiese l’hostess alla donna seduta vicino al finestrino del boeing.
“Sì, parto sola” sorrise Armanita.
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