venerdì, dicembre 01, 2006

1998, odissea con la vecchia puttana

“Ma lo sai che mi sono sparato pure un Natale con una puttana. Ma dalla disperazione”.
Antonio non nasconde lo sconforto. “Era pure andata con l’età”, dice ricordando quel solitario Natale bolognese del 1998. “Non c’era un cane, oh. Era come d’estate. Sai, io sono rimasto qui pure qualche estate per studiare. Non c’era davvero nessuno, ma dico nessuno. Quando scendevo in via Indipendenza, mi scoppiavano le tempie dal caldo e guardavo all’orizzonte come un marinaio per vedere in mezzo alla luce un puntino piccolo piccolo, che forse era un persona a passeggio per via Matteotti”.
“Che tristezza”, ripete ancora.

Poi si versa un po’ di vino. “Buono”, commenta. “E’ come quando ci troviamo col mio cognato in Calabria. Accendiamo il camino e ci inciucchiamo”.
Il ricordo di casa basta per ritrovare il sorriso e dimenticare il triste e precarissimo lavoro notturno nei magazzini della posta. Beve ancora e pensa alla collega che gli piace. Infine si sbarazza dei suoi trentanove anni e ripensa al Natale del 1998 trascorso con la vecchia puttana.

“Lei avrà avuto settant’anni, ma era ben fatta, sai. Aveva le calze a rete pure. Credimi, Silvio, era proprio ben conservata”.
Mi faccio un goccio anch’io per fare compagnia. Rido un po’, ma lui prosegue.
“Reggicalze? La Lella lo diceva sempre. Era la sua frase per attirare i clienti. Stava sul pianerottolo vicino a casa del mio amico. Mi disse reggicalze anche quel Natale quando non c’era nessuno, neppure il mio amico”.
“Sono entrato”, aggiunge dopo una pausa.

Non dice molto altro della sua vicenda il mio temporaneo compagno di casa. La Lella e la sua amica di via Polese, zona Pratello, sono pure morte.
Però c’è spazio per una nota in più.
“Ti metteva sul bidè e ti lavava tutto. Credimi, Silvio, solo quello valeva il prezzo. Che poi era buono: 15 mila lire. Oh, ma dico, per Natale era davvero buono: guarda che non c’erano proprio nessuno, neanche le puttane nere sui viali. Minchia, Silvio, non c’era nessuno”.

Antonio beve di nuovo.
“Però ero triste”, conclude. “Minchia, come mi sono ridotto, pensavo tra me e me”.

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