sabato, febbraio 08, 2014

The E-Book and The Competing Network Effects

Issued on November the 6th, 2013
Course of Innovation on Cultural Industries - Final Essay
Master's Cultural Economics and Entrepreneurship
Erasmus University - Rotterdam, 2013-2014

Subititle:
Phases and Waves of Innovation in the Book Publishing Industry:
Insiders, Outsiders and Their Competing Strategies.

Introduction
This paper deals with the ongoing innovation in the book publishing industry. Combining empirical survey and aggregated statistical data about the EU and US market, the paper suggests that the ongoing process in the publishing industry is the second wave of the innovation that has already shocked the movie and music industries. Both outsiders and insiders are major incumbents and the competition revolves around alternative network effects: consistently with the established patterns, outsiders are the main innovators; insiders, however, seem to have embedded radical innovation as well.
In order to address the topic, the paper presents the following sections. (1) Section 1 reports an empirical online survey of the available formats and prices to purchase a popular book. (2) Section 2 summarizes the economic theory about the dynamics of innovation. (3) Section 3 introduces aggregated data about the US and EU book publishing industry, focusing on product differentiation, distribution channels, and industrial ecosystem. (4) Section 4 discusses the competition between outsiders and insiders in term of alternative network effect. (5) Section 5 brings in the determinants that could shape the ongoing innovation process and the next industry ecosystem.

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mercoledì, febbraio 05, 2014

Un pedone in periferia (per la sua bicicletta)

Uscito dalla doccia, guardai il tavolino all'altro angolo della stanza. Un rivolo d'acqua era uscito dal vaso che avevo innaffiato poco prima. La flebile corrente attraversava il tavolo fino all'angolo opposto. Il cellulare era al centro della pozza che si era formata: muto, come spento. Lo presi in mano, lo asciugai, ma nulla, andato.
Mi sedetti allora sul letto sorridendo. Sulla scrivania vicino al computer potevo vedere i biglietti da visita raccolti durante il giorno a Maastricht. Mentre fuori dalla finestra non c'era più la mia bicicletta. Rientrato alla stazione di Rotterdam, non l'avevo più trovata. Né la mia, né quella di chi viaggiava con me. Insieme eravamo andati alla vicina stazione di polizia. Pazienti, gli uomini di turno ci avevano dato un foglio sul deposito degli oggetti smarriti. Poteva essere che le nostre biciclette non fossero state rubate, ma rimosse dalla vigilanza della città. Nel caso, potevamo ritrovarle nel luogo indicato. Come, però, loro non lo sapevano. Affare del comune. Occorreva attendere lunedì.

Due giorni dopo, lunedì arrivò. Al numero dell'ufficio oggetti smarriti rispondeva una segreteria automatica in olandese. Inutilizzabile. Il volantino rimandava però a un sito web e a un indirizzo. Avevo tempo fino alle 16.30. Salii in metropolitana, la percorsi fino alla periferia nord ovest della città, fino quasi a Schiedam. Fuori dalla stazione un groviglio di cavalcavia, sottopassaggi, binari in uso e binari abbandonati. Mi incamminai. Una, due direzioni, poi infine quella giusta.

Essere un pedone in periferia crea disagio. Le strade sono piene di rumore, nessuno percorre il marciapiede. I detriti sotto le pareti dei ponti ricordano i telefilm americani. Un pilone diventa una barriera, allunga la tua marcia di alcune decine di metri. Il tempo scorreva. Mancavano solo quindici minuti alla chiusura del deposito.

Trovai la via, ma il numero era lontano. Dovevo ritornare nella direzione da cui venuto. Attraversai il grande ponte di nuovo. Alte porte a soffietto, gru, montacarichi, ruspe, camion: nessun uomo. I numeri scendevano ma il tempo passava. La via sembrava terminata, ma piegava a sinistra. Intravedevo l'inizio di quella successiva. Forse il deposito era stato spostato. Solo pochi minuti ancora. E dovevo fare solo una domanda. Molto probabilmente, la mia bicicletta non era lì. Era stata rubata. Un pomeriggio sprecato.

Dietro alla ringhiera verde, più lontano al centro del cortile, vidi allora un enorme gruppo di biciclette. Accelerai il passo. Nella facciata principale dell'edificio c'era il simbolo del comune di Rotterdam. Ero arrivato. L'orologio segnava le 16.29, gli impiegati uscivano.

Corsi all'ingresso. Sudato, sciarpa fuori posto, zaino a tracolla, mappa nelle mani. L'ultimo della fila mi chiede se mi può aiutare. Gli racconto la mia storia al volo, mi invita a entrare e chiude la porta dietro di sé. Accende il computer, cerca la data da me indicata, mi fa vedere le foto delle bici prelevate quel giorno. Una, no. Due, no. Tre, no. Quattro, aspetta, forse sì. La ingrandisce. E' lei. “Hai il lucchetto mi chiede?”. Ce l'ho. “Un documento?”. Anche. “La carta per pagare 20 euro”. Ci sono. “Il codice fiscale olandese?”. Solo a casa. “Fa lo stesso”, mi consola. Inserisce i mie dati e andiamo alla bici, parcheggiata in mezzo a centinaia di altre.

Poco dopo pedalo sotto il sole del tramonto sul canale di Delfshaven. Nel punto più bello, mi fermo, scendo dalla bici, la appoggio alla ringhiera e le chiedo scusa. Non la parcheggerò più in divieto di sosta. Non lascerò che la portino in mezzo a quella periferia meccanica e in mezzo a tutte quelle altre bici anonime. Mi ha già sostenuto per vari mesi sotto pioggia e sole. Merita rispetto.

Proseguo fino al mercato di Blaack. Compro un nuovo lucchetto per sostituire il vecchio reciso nella rimozione. La bancarella è sotto casa di un amico. Citofono. Mi invita a salire per una birra. Apre la porta, mi allunga la mano per un cinque e porge le condoglianze per la mia bici.
Sorrido. “Sono stato a Schiedam. Ho una storia da raccontarti” gli dico entrando.