“Ovviamente ero io che, con la mia nuova attenzione, facevo succedere le cose”.
(Tiziano Terzani, Un indovino mi disse)
(Tiziano Terzani, Un indovino mi disse)
Di nuovo un blocco appunti, di nuovo una storia da raccontare, un personaggio da inquadrare e qualche corsivo da inserire nel punto giusto del discorso. Di nuovo, insomma, con il solo obiettivo di scrivere un articolo. Presto, lunedì, sarò all’alba di un’intervista “ufficiale”. Sarà un ritorno dopo un digiuno prolungato, una novità quasi.
Quando, nel dicembre 2006, interruppi la mia routine di interviste, conferenze stampa e recensioni, mi ritenevo molto bravo nel cogliere ed evidenziare il lato retorico di una storia. Un gelataio nei miei pezzi agiva e parlava un po’ come un piccolo Achille: eroico e sfrontato. Stuzzicavo l’edonismo di chi intervistavo: un prete, celebrandosi, fece tardi alla messa. Poco importava che il giorno dopo chi avevo di fronte fosse uno qualunque: in quel momento lui era solo ed esattamente ciò che diceva. Indiscusso.
Ora potrebbe non essere del tutto così. Nella mia vacanza dal giornalismo puro mi sono sporcato le mani con un po’ di storia mia: nulla di eclatante, quel tanto che basta per saggiare la differenza tra la portata di una parola e la coerenza di un’azione. Le frizioni che ho sofferto nei miei sforzi personali e le frizioni che ho toccato negli sforzi altrui mi hanno reso un po’ più scettico e fatalista. Potrei insomma fare qualche domanda cattiva, riportare qualche retroscena imperfetto, provare a rompere il giochino, insinuare il tarlo del dubbio. E poi potrei scivolare nella tecnica, tradita qua e là per dare alle piccole facezie di questo blog un andamento meno cronachistico e più cronachistico. O forse potrebbe non succedere nulla di tutto questo e, come in una memoria mai sopita, riproporsi la chiacchierata solare a cui ero abituato.
In attesa di questo responso del tutto personale mi chiedo se, oltre alla storia del grande documentarista alla vigilia di un lungo cammino lungo la costa ligure, mi imbatterò anche in una sconosciuta e loquace vecchietta dall’insolito destino. Anche questo, fato permettendo o meglio fato invocando, sarebbe una novità del nuovo corso.
5 commenti:
aspetto la vecchietta, intanto buon viaggio
"Qual è il primo dovere dell'uomo? La risposta è breve: essere sè stesso"
H.Ibsen
La risposta è breve, ma non credo lo sia altrettanto la strada per conoscersi appieno. Col mio "me stesso" ho un rapporto in costante evoluzione e, a volte, si sposta così rapidamente che lo perdo di vista.
Cercando informazioni sulla liguria, ho trovato sul web questo proverbio indù che sembra fatto apposta per aggiungersi ai commenti di questo post:
"Non c'è niente
di nobile nell'essere
superiore a
qualcun altro.
La vera nobiltà
consiste nell'essere superiore al te stesso
precedente"
vecchio saggio!
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