I suoi famigliari erano i proprietari della prima scuderia d’Algeri. Da bambino Abdelkader passava lì le sue ore di libertà, osservando le corse dei cavalli e curiosando nei box dove gli animali andavano a risposare. E proprio lì iniziò a produrre musica. Legò vecchi fili di pesca a vecchi barattoli d’olio e, con quella sorta di mandolino improvvisato, modulò le prime note. Di lì a poco, a soli dieci anni, Adelkader entrò al conservatorio, muovendo i primi passi lungo la strada che l’avrebbe fatto diventare l’attuale Maestro Bouazzara, direttore amministrativo e artistico e violinista dell’orchestra sinfonica nazionale d’Algeria.
Dotato di temperamento mediterraneo e di dedizione nordica, Bouazzara ha alle spalle una famiglia di poeti: “Ho un cugino – racconta – che è un archivio vivente della poesia del sud algerino. Può andare avanti quattro ore recitando rime legate alla fatica dei lavori agricoli, alla lotta per l’indipendenza, all’eroismo e al recupero della dignità perduta”.
Ad avviarlo alla musica, però, non fu il cugino ma il fratello maggiore, nato nel ’49, e diplomato in recitazione teatrale. Fu lui a spingere il giovanissimo Abdelkader verso il conservatorio: “Quando arrivai al test psico-attitudinale – ricorda Bouazzara – per me la vera musica era solo il canto. La voce era il mio unico vero strumento”. Il destino lo dirottò invece verso il violino, strumento in onore del quale rinunciò anche alla sua passione per il basket (“bisognava proteggere le mani”).
Un sacrificio ricompensato con una lunga trasferta all’estero. Cinque anni – dal 1984 al 1988 – a Kiev per un corso di perfezionamento. Ammiccando il maestro ricorda le attraenti donne internazionali del luogo, che però non riuscirono a distrarlo dalla musica: “Ero uno studente serio – dice – e fui scelto per guidare il gruppo dei 230 studenti algerini presenti in città. Fu una bella esperienza e conservo dei bei ricordi dei miei contatti con l’Ambasciatare per organizzare le manifestazioni in occasione delle date più importanti del nostro paese: il 1 novembre, anniversario dell’inizio della guerra di liberazione, e il 5 luglio, festa dell’indipendenza”.
Tornato in Algeria, Bouazzara iniziò ad insegnare all’istituto superiore dei dirigenti del settore della gioventù e dello sport (dove rimase 10 anni) e più tardi si impegnò perché la musica sinfonica sopravvivesse anche negli anni più bui del terrorismo, quando i musicisti erano diventati dei bersagli e nascondevano i loro strumenti per recarsi alle prove (e i genitori ritiravano i figli dai conservatori). “Algeri sinfonica” fu il nome dell’ensemble con cui ravvivò la capitale dal 1992 al 1995. “Volevamo preservare l’utilizzo degli strumenti”, afferma citando anche gli amici stranieri che lo aiutarono: un pianista svizzero, un violoncellista russo e un violoncellista tedesco.
Responsabile dell’orchestra sinfonica nazionale dal 2001, Bouazzara considera positivo il bilancio di questi anni. Nonostante le risorse ridotte, la mancanza di una sala concerti propria e i traumi della storia recente che hanno avuto ricadute negative sulla formazione dei giovani, l’orchestra sinfonica nazionale ha saputo ricreare un gruppo di alcune decine di musicisti, rilanciare l’attività musicale, arricchire il proprio repertorio e tessere rapporti di collaborazione con maestri e musicisti stranieri. Anche italiani: dal 2003, sono stati cinque i concerti preparati con (e diretti da) il maestro Cammarota del Conservatorio di Santa Cecilia di Roma il quale ha portato ogni volta con sé un gruppo di musicisti italiani che hanno integrato l’orchestra algerina. In previsione c’è anche un altro concerto italo-algerino, ma questa volta con una donna a dirigere l’orchestra. Oggi l’orchestra si esibisce in media due volte al mese, organizzando anche piccole tournées nelle varie regioni del paese e presto inaugurerà anche i nuovi strumenti regalati dalla cooperazione giapponese e destinati soprattutto ai giovani talenti.
Il tempo corre via frenetico tra una data e l’altra, ma senza mai sottrarre lo spazio all’insegnamento della musica. Bouazzara ha ancora vivido il ricordo del Maestro russo Gadjev, che, negli anni trascorsi in Algeria, è stato colui che gli ha insegnato a insegnare. Adesso invece è Bouazzara nel ruolo di maestro, al conservatorio e all’istituto superiore di musica: “Non sono un virtuoso del violino, ma penso di essere un buon insegnante e di saper trasmettere la passione per la musica universale. Molti di coloro che insegnano musica nel paese – conclude il maestro – sono stati miei allievi”.
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