Ci deve essere stato un gran fragore in quel lontano 18 luglio del 1944. Grida di fanti fascisti che risalivano le pendici del Monte Lavane ed echi di mitragliatrici partigiane nascoste nella Capanna di Pian Porcello. Una lapide, posta su quella che oggi si chiama la Capanna del Partigiano, tiene ancora viva quella memoria. Ma attorno a essa non si sente più nulla. Niente luci, niente suoni, neppure un traliccio. Se si guarda a ovest si incontrano solo faggi che coprono tappeti di felci adagiati su crinali che via via si perdono all’orizzonte. E, prima della notte, una spremuta di sole arriva a dare l’ultima pennellata di rosso al paesaggio.
Esaurito l’ultimo riflesso del tramonto, restano solo i bagliori di una candela e le braci del camino.
2 commenti:
aah,sei un poeta...
grazie, grazie, lo so... :-)
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