martedì, settembre 12, 2006

La strana convivenza di parole solide e spazi virtuali

Le vecchi civiltà andine hanno scritto su ogni cosa. L’ho scoperto pochi minuti fa, presentando Appunti di campo, un volume dedicato agli studi di antropologia culturale sulle antiche popolazioni americane. Il testo racconta di linguaggi impressi su tessuti e bicchieri. Gli Inca, per esempio, raccontavano la loro storia scegliendo il tipo di tessuto, mentre i peruviani rendevano più chiari i loro messaggi scolpendo in un diverso tipo di legno. Nei loro codici, insomma, la materia non era un supporto, ma un segno. Un disegno da solo significava poco: significava diversamente se cucito nel cotone o se intessuto nella canapa.

Mi è sembrato curioso parlarne: citare quelle parole solide in un blog che a cui non serve nemmeno più la carta. Parole solide in spazi virtuali.

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