sabato, agosto 05, 2006

Due valli, qualche guida, un crescione o un tortello alla lastra

Tutto fatto in casa era il menù di giovedì sera a Ca’ Lumacheto, mentre le nuove guide festeggiavano la fine del corso. Torte salate ricoperte di funghi ed erbette, piadine e affettato, formaggi e marmellate, crostate, torte di noci e succosi strudel. In mezzo a tutto questo c’erano anche quadratoni di purea di zucca e patate ricoperti da una sottile spoglia annerita qua e là dalla cottura su una lastra di terracotta rovente. Li devo descrivere, questi quadratoni, e non chiamare, perché sul nome c’è un contenzioso: le fiumane hanno scavato la roccia e inciso differenze nei dialetti. Su nel Bidente i santasofiesi li chiamano “tortelli alla lastra”. “Il tortello alla lastra è proprio questo – dicono – ripieno di zucca e patate e cottura sulla lastra”. Intuitivo, ma dove scorre il Montone quei tortelloni si chiamano crescioni. Lo dico io rocchigiano e lo conferma il dovadolese del gruppo: “Sì, sì – dice lui – anche quando li faceva la mia nonna, li chiamavano crescioni”.

Ha proprio ragione Paolo Rumiz: “Gli Appennini sono fatti per essere attraversati e non per essere percorsi”. Ci sono passi tra Emilia-Romagna e Toscana ogni cinque chilometri, ma non c’è un sola via di crinale che colleghi rapidamente una valle all’altra. Ci sono solo i monti e quelli si attraversano di rado e nel tempo che trascorre il crescione diventa tortello alla lastra.

Ca' Lumacheto: cena delle nuove guide escursionistiche dell'Emilia Romagna

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi soffermo un attimo anch'io su questa disputa portando la mia versione: la mia nonna nata a Civitella di Romagna prepara dei quadrati di sfoglia che riempie con patate o con erbette tipo "stridoli". E quando mi invita a mangiarli dice... "ho fatto i crescioni".
:-) Nicola

silviomini ha detto...

Grande! Abbiamo una crescionista in terra nemica. Il partito del tortello alla lastra è ufficialmente in minoranza