Il vino non c’è più ma se ne sente ancora l’odore. Ne sono pregne come vecchie matrone le botti della cantina della Pré, a Predappio Alta. Sono in fila – tra vecchi attrezzi, ognuna con il suo nome – lungo gallerie che si inoltrano nel cuore della terra a caccia di fresco, umidità e luce fioca. E sui vecchi legni di cui sono fatte oggi appoggiano le opere dei pittori di Romagna. Quindici artisti all’anno mediamente espongono nelle cantine di Predappio Alta, animando un ciclo di inaugurazioni a base di pennelli, colori, piadine e Sangiovese. Perché in Romagna, si sa, va bene l’arte ma solo se la fame è già in disparte.
Però a Predappio neppure con l’arte e la fame già in disparte si può parlare di lui. Mussolini è nel cimitero pochi chilometri più sotto e nelle case squadrate in tipiche forme littorie, ma non deve essere da nessun'altra parte. Neanche in una tela all’interno di una mostra tra le penombre di un’antica cantina. E così il suo volto è stato censurato e il quadro che lo rappresenta relegato in un carrello. Troppa viva ancora quella cicatrice per ricordare la vecchia ferita. La storia è ancora lì, troppo inquieta per essere disegnata.
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