- Un dramma familiare sfiorato
- Due settimane di passione lavorativa
- Un’incerta campagna elettorale a cui non ho deciso se partecipare o meno
- Un nubifragio primaverile
- Un paio di vacanze che non riesco a progettare
- Un paio di contatti che ogni volta dimentico di riprendere
- Qualche decina di interrogativi personali ricorrenti e irrisolti
Ed eppure aveva ragione qualcuno che non ricordo neppure più, forse un direttore di giornale ascoltato alle prime armi o forse uno dei partigiani che intervistai nel 2004. Comunque non importa. Chiunque di loro fosse disse che se succedeva troppo, poi non c’era nulla da raccontare.
Sacrosanta verità, è vero Iddio. Ma chissà perché?
La domanda è puramente retorica, in vero. La mia idea, ce l’ho già. Gli orologi perfetti non perdono mai un colpo, non ritardano mai, sono sempre all’attimo successivo esattamente quando finisce l’attimo precedente: senza requie. Ecco, quando si deve tentare di essere degli “orologi perfetti” ci si comporta come loro. Non si perde mai un colpo, mai: si è così metodici nel costruire il futuro che si fa succedere solo ed esclusivamente quello che si vuole. Nessun imprevisto, nessuna parola sprecata. O se la si ascolta, per errore, la si cancella subito. “La riprenderò poi” ci si dice. Ma quando il poi arriva è già troppo tardi.
2 commenti:
Questo post mi ha richiamato alla mente la frase che Bilbo Baggins dice a Gandalf prima di andarsene dalla Contea: "...mi sento sottile...come burro spalmato su troppo pane".
Tante volte mi sono fermato a riflettere se i momenti di piu' elevata creativita' sono quelli in cui il nostro essere non e' teso a "fare le cose" alle quali si aspira o che, semplicemente, ci sono capitate.
Sembra che i momenti piu' indaffarati siano quelli di massima aridita'.
'I am old, Gandalf. I don't look it, but I am beginning to feel it in my heart of hearts. Wellpreserved indeed! Why, I feel all thin, sort of stretched, if you know what I mean: like butter that has been scraped over too much bread. That can't be right. I need a change, or
something.'
Un saluto
Hai mai letto il tomo di Paul Kennedy Ascesa e declino delle grandi potenze?
Temo che le singole persone facciano la fine delle nazioni. Si fanno grandi progetti, si lotta nell'ombra e nel disinteresse generale per imporli, si segue un percorso di crescita e si arriva a uno stadio in cui si combinano davvero cose notevoli, in cui la realtà si piega ai tuoi desideri come burro fuso. Elettrizzante.
Solo che non è facile difendere quella congiuntura. Quando la raggiungi, tanti, troppi, vogliono tirare a sé il tuo volere così efficace. Tu a volte lo concedi e a volte lo difendi: non importa. E' una fatica che prima non c'era e lo sforzo "politico" che fai per gestirlo ti allontana dall'oggetto su cui prima ti concentravi integralmente. E con una concentrazione parziale è difficile riottenere i risultati iniziali...
Il singolo però ha un vantaggio rispetto alla nazione. Si gestisce più facilmente: laddove la nazione cade vittima di un declino inarrestabile (questo riscontra Paul), il singolo può più facilmente trovare un nuovo equilibrio, disfarsi delle responsabilità superflue e recuperare i sentieri perduti (o inaugurarne di nuovi).
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