domenica, gennaio 15, 2012

L'india di cui non vi parlerò troppo (4) Alla ricerca della propria Bombay quotidiana

Madras, 9 gennaio 2012

L'ultima sera ritorna il senso di responsabilità. Riaffiorano i legami con il proprio centro: la leggerezza con cui alcuni li spezzano e li riallacciano, il fardello che si portano indietro altri nel tentativo di mettervi ordine.

Si rientra in questa galassia di simboli dopo un viaggio molto lontano, che non è immediato motivare. C'è stato un paesaggio nuovo, ma non era l'unico ancora sconosciuto e più vicino altri si sarebbero distinti per maggiore cura dei dettagli, più vitalità artistica, maggiore impatto. C'è stato un viaggio narrativo – Foster, Naipaul, Pasolini, Hesse – che ha aperto piccole feritoie su un'altra civiltà, ma quei libri si potevano leggere anche in una biblioteca italiana.

Il cuore del viaggio si riduce a un percorso più materiale, alla soddisfazione di alcuni bisogni materiali di solito scontati: la ricerca di un luogo, di un tetto sotto cui dormire al suo interno, di un cibo da avvicinare con circospezione, di una comunicazione con l'altro da costruire su basi nuove, più a gesti che a parole. Coscientemente si riducono i comfort, si snelliscono i rituali quotidiani, si costringe il corpo a sudare il caldo prolungato di un interminabile viaggio in treno o a reagire al freddo di un viaggio in tuc-tuc al mattino con qualche linea di febbre. Coscientemente ancora, si percorrono strade decadenti: delimitate da edifici sgretolati, ingombrate da persone stese ai lati, attraversate da fili penduli e inquinate da centinaia di mezzi diversi. Una strada così non si contempla. Si impara ad attraversarla. Si cerca di capire se è quella giusta, senza poter contare su un cartello. E allora si cercano indizi sulla mappa, riscontri nei ricordi dei giorni precedenti, ci si inventa un dialogo con un indiano sorridente e disponibile. Si sorride all'errore, ma con la consapevolezza che è tutto vero e non è il caso di sbagliare troppo. Adrenalina.

Gli stimoli dell'India tra poche ore saranno alle spalle. Ci saranno però presto nuove città, nuove valli. Anche molte di queste non avranno forti motivi per essere avvicinate. Nessuna particolare attrazione. Proprio per questo avranno poche indicazioni per i visitatori, saranno descritte da cartine poco dettagliate. Sarà facile perdersi. E allora, anche lì a pochi chilometri da casa, si guarderà la mappa con gli amici, si interpellerà il fornaio per cercare l'imbocco di una mulattiera e, dopo aver rischiato davvero di fare troppo tardi, di sera si cementerà l'avventura con un calice di birra.

E' un po' come cercare la propria Bombay quotidiana. Non è poi così surreale.

4 commenti:

Adriano Maini ha detto...

Sei un vero viaggiatore! E scrivi dei tuoi itinerari, vissuti con l'anima, con penna sicura e sincera.

milton ha detto...

Belissima historia. precisas visitar o Brazil
abraço
Milton

milton ha detto...

Belissima historia. precisas visitar o Brazil
abraço
Milton

silviomini ha detto...

Sento il 2012 come l'anno delle capitali europee: me ne mancano ancora troppe e ho in questa fase ho lo spirito metropolitano e la compagnia giusta per apprezzarle.

Poi, quando lo stimolo di lasciare l'Europa tornerà forte, la bussola punterà di certo verso l'altra sponda dell'Atlantico che ancora non ho mai attraversato.