giovedì, giugno 30, 2011

Il protagonista della storia che tutti conoscevano

“Siediti” gli disse Giancarlo al telefono appena ne riconobbe la voce.
“Sono già seduto, fratello. - rispose Roberto – Ho pensato di mettermi comodo appena dalla reception dell'albergo mi hanno lasciato il tuo messaggio. Per avermi trovato qui devi aver cercato prima a casa e poi al lavoro. E' strano.
E' morto papà?”
“No, papà sta bene. Ma prima della fine ha pensato di cambiare vita”.
“Ha lasciato la mamma?”
“Neppure. Roberto, abbiamo un'altra sorella. Non siamo quattro in famiglia, ma cinque e Francesca non è la maggiore. Infatti è anche quella tra noi, finora che l'ha presa peggio: è come se si sentisse espropriata di un primato.
La bomba è esplosa. Sei ancora lì? Tutto ok?”.
“Se mi dai un attimo mi accendo una canna: le situazioni troppo affollate non mi piacciono. Preferisco affrontarle con i contorni sfumati: mi sembrano più morbidi e le cose morbide fanno meno male”.
“Fai pure, ma cerca di non andare troppo oltre. Tua moglie ancora non lo sa e credo debba essere tu a dirglielo, in fretta”.
“Lo farò – disse Roberto, aspirando lentamente la prima boccata di fumo, rollato mano in ossequio ai tempi di un rituale più che di un vizio –. Prima però credo di doverne sapere qualcosa in più io, no?”.
“Si sono parlati, intendo nostro padre e nostra sorella, quella nuova. Lei tra poco diventerà madre e lui da tempo non sopportava più il peso del suo silenzio. Aveva scoperto di essere diventato padre dalla sua precedente relazione solo quando era già sposato con mamma e in quel momento non se l'era sentita di mettere a repentaglio tutta la propria esistenza: aveva molto da perdere sia come padre della sua nuova famiglia, sia come notabile della città e non sapeva affatto quanto, mettendo in discussione tutto questo, avrebbe potuto essere d'aiuto alle due donne ereditate dalla sua vita precedente”.
“Ora invece ha pensato di essere troppo vecchio per essere lasciato dalla moglie e già in pensione per essere in pericolo sul lavoro. E così ha detto tutto”.
“Più o meno. Lui non si è sbilanciato più di tanto nel dare delle spiegazioni: probabilmente ha seguito l'impulso di un'emozione forte, come quello del nipotino che sta per nascere, per fare quanto razionalmente gli era stato sempre a disagio a fare e aveva scelto di tenere nascosto. Ma finita l'eccitazione del momento non credo ami soffermarsi sul perché delle sue scelte, specie con noi che siamo i suoi figli. Forse ha parlato in modo diverso con la mamma, ma non saprei dirtelo, neppure lei a caldo è stata troppo loquace. Ora, comunque, dobbiamo capire che fare: la incontriamo o no? Delle nostre due sorelle, la maggiore non ne vuole sapere, mentre l'altra è come me, titubante”.
“Io non sento alcun desiderio di incontrare una nuova sorella. Chi è per entrare nella mia vita? Porta in sé un po' del mio dna, ma nulla più, non abbiamo condiviso nulla. Siamo estranei e per quanto mi riguarda, possiamo anche rimanerlo”.
“Tu quando torni a casa?”
“Non pensavo di farlo prima dell'estate, ma a questo punto cerco di ritagliarmi un fine settimana”.
“Così ne potremo parlare tutti insieme. Stiamo cercando di metterci d'accordo su quando vederci e tu sei quello che abita più lontano”.
“Domani sento al lavoro e ti richiamo in serata”.
“D'accordo. Intanto tu chiama Chiara. Da quando papà ha parlato, la notizia ha iniziato a circolare più veloce del previsto e non vorrei che qualcuno ti precedesse”.
“Lo faccio subito”.
“A domani”.
“A domani”.

“Pronto Chiara, sono io”
“Come mai così presto questa sera. Sei uscito prima dal lavoro?”
“No, però, ho sentito il bisogno di parlarti prima di cenare. Mi ha appena chiamato mia fratello e, non ci crederai, ma mi ha detto che abbiamo una sorella in più”.
“Lo so, la prima figlia di tuo padre”.
“Ma ti ha già telefonato Stefania?”
“No è che al di fuori della tua famiglia lo sapevano tutti da sempre. Solo che nessuno, né in città né in famiglia, ha mai avuto la necessità di condividere queste voci con voi per paura delle reazioni. Ma ero ormai certa che fossero vere: tornavano fuori troppo spesso e da contesti diversi”.
“Ma possibile che non me ne sia mai accorto?”.
“Eri nell'occhio del ciclone, caro. E la tempesta scuote tutto attorno ma spesso risparmia chi ne è al centro”.

3 commenti:

Tomaso ha detto...

Ciao Silvio, sai che i tuoi racconti mi piacciono, se anche sono qualche volta ininici, non so se sia la parola giusta ma li trovo un po' forti, comunque belli e interessanti.
Buona serata, amico.
Tomaso

silviomini ha detto...

ogni tanto il caso è un po' burbero ma anche profondamente creativo :-)

Adriano Maini ha detto...

Storia dura, insomma!