martedì, settembre 21, 2010

La trance, l'obbiettivo e il resto del mondo tutto attorno

Continuo a cercare casa e nessuna mi sembra capace di diventare veramente mia. O è troppo lontana, o è troppo vicina, o è troppo costosa in rapporto a quello che dà o non è pronta nel momento in cui serve. Sono certo però che muri e divani sono innocenti. Non è colpa loro se non riesce a nascere l'amore tra di noi. Sono io che non mi sento pronto a una storia con loro. E' un po' come se mi sentissi l'amante fedifrago, buono per una toccata e fuga ma non per mettere le radici, non per trovare casa. Nessuna forma entra nella mia idea ideale perché la mia idea ideale in questo momento non ha forma: non trovo la mia casa ideale perché non so qual è e anche quando la riesco a immaginare perfetta in un altrove ideale mi chiedo se lo è veramente o se invece quel sogno lontano è solo un rifugio di comodo per rifuggire in una dimensione estranea alla prova dei fatti.

Solo quando si ha la certezza di ciò che si cerca si raggiunge il proprio obiettivo, casa o non casa che sia. Anch'io credo di poterlo confermare: anche l'improbabile diventa possibile quando lo punti con la certezza e la freddezza di un arciere che scaglia la sua freccia senza tremori. Ma a volte non basta. Quando la mela che hai colpito cade e ti risvegli dal trance in cui ti eri isolato per seguire nella tua mente un unico tracciato, quello tra te e lei, rischi un senso di smarrimento. Alla gioia dell'obbiettivo colpito, sopraggiunge il timore di aver puntato quello sbagliato e di dover mirare al successivo con più esperienza certo ma anche più stanchezza. E un dubbio. Quello di non raggiungere più quello stato di trance e di grazia sprecato invano quando di fronte si avrà l'obbiettivo vero. Sempre sperando sia veramente quello giusto e non un'altra chimera scelta per ignoranza del resto del mondo tutto attorno.

2 commenti:

maresco martini ha detto...

Riesco nel mio piccolo a capirti, anche se ho vissuto in epoche tanto diverse. Quando si abita in diverse realta si finisce per allontanarci dalle nostre radici, ricercarle diventa una realtà stretta, cercarle altrove è quasi impossibile. Io nel mio piccolo l'ho provato, anche se abitando in paesi non lontano da quello nativo.Rimangono le radici con un richiamo forte ma indietro non è possibile tornare, si cambia,il tempo ci cambia noi e il resto. rimango dove abito da 40 anni, ma non mi sento partecipe fino in fondo, anche se ho costruito bosco, ambiente intorno casa. Scendere a compromesso è sperare di adattarsi.

silviomini ha detto...

Credo che la casa sia una di quegli oggetti che alla fine non ti soddisfa mai. Ho visto persone che non hanno mai dubitano to del luogo in cui vivono, ma secondo me mentono.

Quando un trasferimento o una relaizone che si rompe ti lascia alla deriva, arriva forte il desiderio di un punto fermo, sembra che nulla al mondo possa esistere senza una cena tra amici. Però poi quando dai eccessiva unità, quando definisci a tal punto il tuo mondo da vedersi rarefare gli stimoli per uscirne, allora senti rinascere il desiderio di andare.

La sintesi potrebbe essere quella che auspico qui ma non sempre riesco a fare funzionare il giochino:

http://duemondiameta.blogspot.com/2010/06/dove-avitobreve-riflessione-su-ununita.html