I telefonini trillavano chiassosi come al solito. Un tim, un omnitel, uno skype, forse anche qualcosa d'altro. Si inserivano sbadatamente in mezzo a ogni frase detta nella stanza, interrompendo parole che diventavano sempre più brevi e isolate, fino a perdere senso. Il direttore sedeva in mezzo a quel concerto, elargendo mezze risposte a tutti i suoi piccoli megafoni magnetici. Dava l'ok per le 11 del giorno dopo a qualcuno e pochi istanti faceva lo stesso con un'altra persona a un altro telefono in chissà quale altra parte del pianeta romagna. Del resto gli affari sono così: i migliori sono quelli in cui si vendono in anticipo promesse che si valuterà se mantenere parzialmente in un futuro da destinarsi.
Quando i telefonini smisero di piangere per un attimo, il direttore guardò la persona di fronte a sé. “Dicevamo?” domandò distrattamente. Senza aspettare risposta, terminò la frase da solo: “Sì, sì, di quello. Io comunque di sta cosa non ne so nulla. Vedi tu”.
La “cosa” continuò a non avere un nome certo, ma al telefonò che subito trillò ne parlò nuovamente. O forse era una sì una cosa, ma una cosa diversa.
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