giovedì, gennaio 04, 2007

La mano ottantenne di un cacciatore che continua a cercare la passione

Mancano pochi giorni al Natale. I nipoti portano i loro auguri ai vecchi zii, quelli che li ospitavano al tempo della scuola. La casa è sempre quella, da anni. Stessi muri ingialliti, stessa piccola televisione con l’antenna, stesso fornellino a tre fuochi, stessa sedia in vimini con coperta per le serate più fredde. E’ lo stesso anche il telefono che suona dal corridoio che porta alle camere e al salottino. E’ grigio, di quelli con la ruota per comporre il numero. La zia alza la cornetta e arrivano brutte notizie. Il fratello del marito sta male. Ha 82 anni e il suo cancro è alla fine. “Sta morendo”, spiega rientrando in cucina.
“Cercava tuo fratello”, dice poi al marito che di anni ne ha 84 e a sua volta non sta troppo bene. “Non l’ha trovato”. “Al so mè – aggiunge rancorosa - l’è tota cuipa ed cla troieatta”.
“Che troietta, scusa?”, chiedono i nipoti tra il divertito e lo sbigottito.
“Ma come, non lo sapete?”, prosegue la zia, mentre il marito scuote la testa. “Il suo fratello è da due anni che ha perso la testa. O pé un bordell, che sgrazié. Non vede più nessuno: i figli, i nipoti”.
“Pensa – prosegue lo zio – che va caccia. Ci va spesso, è anche uno dei responsabili della riserva di Dovadola. Beh, quest’anno ha preso due caprioli. Sat pens tè, c’ho mepa fat avdé un zaimpett?!. Tot a lé ol porta”.
“Ma quanti anni ha, scusa”, chiedono ancora più sorpresi i nipoti.
“88”, risponde la zia. “Ma vedessi, non gliene dai neppure 60. Ohhh, tu l’avdess!”
“E lei?”
“Mah, ha più di 80 anni anche a lei. Ahhh, la vedessi anche lei. E’ bella, sembra che non abbia neanche 60 anni pure lei”.
“Va beh, ma allora…”
“Allora de ché – interrompe subito lo zio -, ma in duv o vo andé che sgrazié. O farà con e Viagra. Ma t’al set quest chè què? Una mia amica era amica di una delle donne del circolo dei cacciatori. Si confidavano. Lo sai cosa mi ha raccontato? Eh? Che ci metteva quattro ore a metterlo in moto...”.
“Ma lo sai – aggiunge poi la zia – che gli ha anche regalato un collier di diamanti. Voleva che ci andassi io a sceglierlo. Io non ho voluto. Ohhhh. Ma poi si vede che c’è andato con una sua amica. Lo ha comprato alla fine. Che sgrazié! Ha i figli, ha i nipoti, non si sa mai...”.
“Va beh, zia – dice uno dei nipoti – ma a 88 anni cosa deve sapere ancora?”
“Ma t’al set quest chè què?”, chiede allora di nuovo lo zio.
“Pino, sta zet”, dice la zia.
“Bianca, purina, lasà c’ha degga”.
Gli arrivano uno, due, tre ceffoni. Poi di nuovo un “Pino”. Ma Pino, voce bassa, sorrisetto malizioso e mani da oratore prosegue.
“Ohhooohhh”, lo interrompe una volta ancora la zia.
Ma Pino prosegue.
“Lei va a ballare due o tre sere a settimana”, comincia.
“Ma non ha 80 anni?”, chiedono i nipoti.
“C’la troieattta”, ripete la zia.
“Beh – torna a parlare Pino – lui la aspetta sveglio. Poi quando arriva le infila una mano tra le gambe. Vuole sentire che non sia bagnata, per assicurarsi che non sia andata con un altro uomo”.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

veramente briosa..... bellissima.
Hai colto i più significativi ed eccitanti particolari.
Complimenti!

silviomini ha detto...

grazie grazie... Anche se temo che la mia prosa dialettale sia piuttosto squallida!

Anonimo ha detto...

Ogni piccola fiamma di prosa dialettale è sempre illuminanate perchè capace di esprimere i sentimenti pù profondi e le più calorose emozioni dell'anima che la lingua italiana molto spesso non sa tradurre.