giovedì, dicembre 26, 2013

Il colletto della giacca

Seduto di fronte alla fontana della sua vecchia città, attendeva l'arrivo degli amici da alcuni minuti. Si era alzato il colletto della giacca. Un po' per il vento freddo che a tratti soffiava, un po' per sentirsi protetto. Aspettava l'incontro con un po' di trepidazione. Aveva paura di dover parlare troppo.

La vera amicizia è come un esame ben riuscito: funziona quando lo studente ruba le parole al professore, salta su ogni argomento che sente suo, e lo espande. E' su quel filo che corre l'intimità. Un disco che ne richiama un altro, un luogo che ne trascina con sé mille ancora, un profumo che si ricorda insieme, un momento così condiviso che basta accennarlo per riviverlo. Si vede subito quando veri amici parlano: gli altri capiscono poco o nulla, non condividono il grande mondo a cui le piccole parole rimandano.

Col colletto alzato, si proteggeva dal freddo. Forse, avvolto nel suo nuovo mondo, aveva perso qualcosa di importante. Lontano, arrivano i grandi problemi o i grandi successi, ma non quella piccola serie di eventi quotidiani che spostano gli equilibri, cambiano le abitudini, mutano il linguaggio, riposizionano i confini di ciò che si dà per scontato.

“Allora”, sentì pronunciare assieme a un nomignolo che non sentiva da tempo e a una presa in giro sempre buona, perché legata a un difetto vero.
“Andiamo dentro” disse in risposta. Schernendosi dell'ultima bordata di vento che gli scompigliava i capelli, abbassò il colletto della giacca ed entrò assieme agli altri.

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