martedì, giugno 21, 2011

Speciale cammini d'Italia: "Il cammino degli angeli"

pubblicato nel numero di marzo 2011 di Ambiente Informazione
Periodico dell'Associazione Italiana Guide Ambientali Escursionistiche (
www.aigae.org)

I grandi cammini guidano i pellegrini verso i sepolcri sacri: la Francigena va verso Roma e la tomba di Pietro; Gerusalemme è il sepolcro, vuoto, di Cristo; Santiago il sepolcro di San Giacomo; il Cammino di Olaf va a Trondheim, l’antica Nidaros, alla tomba di Sant’Olaf. Il Cammino degli Angeli invece no. Il percorso di 200 Km tracciato da Marco Fazion collega Roma ad Assisi, è un cammino sulle orme di Francesco, ma non verso la tomba di Francesco: “Francesco – spiega anzi Marco – volle essere seppellito nudo nella nuda terra, nel terreno destinato agli assassini e alle puttane, che si chiamava Colle dell'Inferno. Così, per eseguire le sue ultime volontà hanno comprato il terreno, l'hanno ribattezzato Colle del Paradiso e ci hanno costruito sopra due Basiliche, l'attuale Assisi. Ma noi proseguiamo fino alla Porziuncola, a Santa Maria degli Angeli, la chiesina più amata, quella restaurata con le sue mani, quella dove ordinò Chiara, la chiesa del Primo Capitolo, quella del miracolo del roseto. E, in vero, il Cammino che mi sto sforzando di proporre, se mai riuscirò a completarlo in ogni sua parte, non è neppure una linea ma un anello: il suo più grande valore sarà quello di intersecare tutti i cammini del Centro Italia e, volendo, di creare una sorta di interscambio possibile fra loro”.

Il Cammino degli Angeli, per ora volutamente non tracciato sul terreno, esprime la propria personalità nella guida ufficiale curata da Fazion per la collana “Sotto lo stesso cielo” dell'editrice Montemeru. Un volume che, prima di tabelle cartografiche, schede tecniche sul percorso e approfondimenti storico, artistici e naturalistici sul percorso, saluta il lettore con una presa di posizione, volutamente, marcatamente spirituale. “Quello che vorrei che sapeste – scrive l'autore nella nota introduttiva – è che gli Angeli hanno avuto un ruolo importante nella storia di questo cammino”. “Il mio approccio al Cammino degli Angeli – conferma infatti Fazion – è fortemente spirituale, così come spirituale è da sempre il mio approccio all'escursionismo. Guardandomi indietro, mi rivedo coi sandali, in Umbria, a camminare tra Spello ed Assisi, nella comunità dei Piccoli Fratelli fondata a Spello: si chiamava “l'esperienza del deserto” e si camminava, da soli, con poco cibo, per una giornata, praticando la preghiera esicastica del pellegrino russo. E' stato lì che ho iniziato a praticare la meditazione camminata e, anche quando Messner era il mio idolo e l'alpinismo il mio traguardo, non ho mai perso di vista le lezioni occidentali di Rudatis, Castaneda, e le suggestioni orientali di Thich Nhat Hanh”.

Il Cammino degli Angeli, fedele al suo approccio spirituale, scava nei luoghi della Cristianità cattolica i percorsi meno istituzionali, lasciando sullo sfondo l'Opera Romana Pellegrinaggi e mettendo in primo piano i preti campagna sfuggiti alla globalizzazione: “Come Don Italo – cita a esempio Marco -: ad agosto, con la casa piena di bambini di Chernobyl, ci lascia le chiavi della sua cucina e ci fa stendere i sacchi a pelo in Chiesa. O come Don Enzo che ci ospita a Vasanello nell'asilo chiuso per ferie e ci va a trattare il prezzo con quello della trattoria. O come molti altri ancora per cui l'etichetta di “istituzioni cattoliche”, davvero, è riduttiva”.

Il percorso tra Roma e Assisi lungo le strade del clero di frontiera, oltre a non avere segni al suolo, batte anche vie dure, arcigne, spigolose e talvolta fredde come gli Appennini sanno essere. “So - riflette Fazion – che la mancanza di segnali e la durezza del tracciato limitano fortemente la possibilità di intraprendere il viaggio per la maggioranza delle persone. Però so anche che chi percorre il Cammino nelle condizioni di oggi - guadi e tratti selvaggi inclusi - è un privilegiato e vive un'esperienza unica. E' un Cammino per palati forti, in cui, a tratti, si sente la fragilità della propria condizione di camminatore e, per contro, il piacere di capire lentamente, con le proprie forze, dove si è e in che direzione si procede. Questa mia convinzione traspare anche dal regolamento definito per la concessione dell'Angelana: laddove la Compostelana va a chi ha percorso solo cento chilometri pianeggianti, l'Angelana va a chi ne ha camminati oltre duecento lungo una rotta che difficilmente si trasformerà in una Rimnini itinerante”.

Non Rimini, dunque, né i grandi centri. Il Cammino degli Angeli, pensato come ribellione spirituale individuale alla tendenza sociale alla desacralizzazione di gesti e luoghi, si propone anche come utopia economica. “L'economia del Cammino – dice Marco – è uno dei temi a me più cari. Ci sarà un'economia, ne sono certo, e voglio anche sognare un po'. Le farmacie di paese, che ogni anno rischiano di chiudere, venderanno migliaia di aspirine e cerotti ai pellegrini I magnifici ostelli umbri, la maggior parte in palazzi storici, che ora fanno i salti mortali per stare aperti, dovranno aumentare il loro numero di posti letto. I piccoli empori di paese, sull'orlo del fallimento in tutte le zone montane, venderanno diecimila panini l'anno, lasciando ai vecchini del luogo un'alternativa praticabile alla grande distribuzione. Le parrocchie di campagna ti faranno fare la doccia e ti offriranno una branda: così recupereranno i soldi per mantenere l'oratorio, e, cosa più importante, i ragazzi che giocano a palla sul sagrato incontreranno gente che cammina e, da loro, impareranno che il posto dove vivono non è lo schifo che gli ha insegnato la televisione. E magari, pian piano, gli amministratori capiranno che dove vai a vent'anni col sacco a pelo torni a 40 con il mercedes e che quindi un ostello è importante quanto l'agriturismo a 5 spighe, se non di più. E' questa l'economia che vorrei per il Cammino degli Angeli”.

Questo cammino, che non è una linea ma un circuito in fieri, che non tende a un sepolcro ma a alla diffusione di un modello sociale, che sfiora la Cristianità ma senza i vincoli della sua veste istituzionale, questo cammino nacque in un crepuscolo di inverno durante una passeggiata tra le suggestioni dei paesaggi umbri, fuori, e le inquietudini per una salute incerta, dentro. L'idea maturò in Marco di fronte a una piccola maestà: vista prima con gli occhi della paura, di non rivederla più, e poi ritrovata con gli occhi della convizione, di essere ancora lì, con il proprio socio e e due anziani pellgrini liguri portati chissà come da Internet. Erano i mesi a cavallo tra l'inverno del 2006 e la primavera del 2007. Circa tre anni prima, dunque, della prima stampa della guida “Il Cammino degli Angeli” pubblicata nel giugno 2010. Un passato e un presente individuali, propri di Marco Fazion, che vorrebbero infine diventare qualcosa di condiviso. “Ho davvero molto chiaro – conclude Marco – cosa dovrebbe diventare il Cammino degli Angeli e chi lo dovrebbe percorrere. Questa cosa non è, semplicemente, nelle mie mani. Tanti cammini si contendono il ruolo di una seconda Santiago. Io invece vorrei che il Cammino degli Angeli restasse semplicemente il Cammino degli Angeli, un Cammino speciale, duro, affascinante, completo di suggestioni di ogni genere. Per il resto, esiterà un Cammino degli Angeli differente per ognuno che lo percorre, e io trovo chhttp://www.blogger.com/img/blank.gife questo sia semplicemente fantastico. In questo senso mi calza a pennello quello che diceva uno dei più grandi mistici del secolo appena passato, Teilhard de Chardin: “Non sono, né voglio, né pohttp://www.blogger.com/img/blank.gifsso essere un maestro. Prendete di me ciò che vi aggrada e costruite il vostro personale edificio… io non desidero altro che essere gettato nelle fondamenta di qualcosa che cresce”. A me, sinceramente, già questo sembra abbastanza, un gran risultato, quasi troppo, perfino, per la vita di un uomo”.

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1 commento:

Tomaso ha detto...

Molto chiaro il tuo servizio sulle comminate dei fedeli per cercare i sepolcri dei profeti.
Buona serata caro Silvio.
Tomaso