Le luci al piano superiore della scuola elementare sono sempre accese. Illuminavano le grandi finestre sull’esterno anche l’altra sera, mentre vi camminavo di fronte sotto una pioggia fine, che a stento bagnava.
Il ricordo di quel luogo sa poco di passato e molto di presente. Conservo solo sprazzi del tempo in cui ci entravo ogni giorno: più azioni che dettagli. Ricordo la forma quadrata e ampia delle aule dove ogni tanto il maestro ci coinvolgeva nel gioco della canna: lui, in ginocchio al centro, faceva roteare a terra una canna di bambù e noi, in cerchio tutto attorno, la saltavamo. Chi, vittima del cambio di ritmo, ne era toccato, veniva eliminato dal gioco, fino a che non ne rimaneva soltanto uno in lizza, il vincitore. Ricordo quei momenti di svago, come la consegna della merenda da parte del bidello un po’ zoppo ma bonario che raccoglieva gli ordini di tutti gli studenti e andava al forno prima dell’intervallo. Però non ricordo quante scale salivano al piano di sopra; anzi, non ricordo neppure di esservi mai salito al piano di sopra. C’era la segreteria? La presidenza? Chissà? All’epoca quei nomi avevano un alone di mistero: erano una sorta di certezza metafisica che non osavo mettere in dubbio.
I pezzi dimenticati dei ricordi di allora non hanno però lasciato un vuoto. Sono pieni dei ricordi successivi, della coscienza del luogo che non potevo avere quando lo frequentavo. L’altra sera ho ritagliato nell’oscurità i contorni delle lettere di cemento che portano impresso il nome della scuola: “Licinio Cappelli”. Allora era solo un nome, oggi è legato a un paio d’ore della mia vita: ne ho raccontato la storia personale tra i fatti di resistenza della vallata e per prepararmi a farlo sono sceso fino ai dettagli della stampa dei fogli clandestini e carbonari che i Cappelli diffondevano in Romagna durante i moti indipendentisti.
Mi chiedo cosa ne sarà del ricordo in futuro: forse continuerò a vedervi lati ancora inesplorati o forse, piano piano, il presente cesserà di mettere in discussione il passato e la memoria da ruvido albergo di passaggio per visitatori in carriera diventerà intimo ritrovo per pochi ospiti abituali.
--> Storia della Cappelli Editore
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