“Mi chiedo spesso quale sia il tragitto più corto tra due punti” disse uno.
“La retta, per quello che ricordo di geometria” rispose l’altro.
“Già, anch’io ricordo lo stesso, ma non ne sono più sicuro”.
“Hai elaborato una nuova visione del mondo senza dirmi niente?” gli domandò il compagno un po’ sarcastico e ormai abituato a simili divagazioni.
“No, nulla di tutto ciò – rispose l’uno -.
Mi sono solo messo nei panni di tutti gli altri punti e mi sono sentito un po’ solo. Voglio dire, per la fretta di arrivare a quello che credi di conoscere e pensi di voler raggiungere, li trascuri tutti. Mi sembra una grossa perdita”.
“
Uhm, per quanto mi riguarda è già fin troppo lunga una retta. Fosse per me vivrei in un punto senza mai muovermi di lì. Che gusto, mi spegnerei godendomi all’infinito la mia perfezione, la totale autosufficienza di me stesso”.
“Per me temo sia tardi. Credo che mi abbiano venduto un punto fermo tarocco. E, comunque, non sono riuscito a rimanervi appollaiato”.
“Beh, se ne avevi trovato uno migliore, forse ne valeva la pena”.
“E’ questo il punto, non c’era un altro punto. Ho imboccato un percorso sperando che fosse lui a suggerirmelo”.
“Te l’ha poi suggerito sto punto, il tuo percorso?”.
“
Sì, ma poi il percorso ci ha anche preso gusto”.
“Non capisco?”.
“A svilupparsi. Del resto il percorso indica un punto, ma non gli piace. E’ anche da capire: se arrivi al punto sei alla fine del percorso”.
“Provato ad andare a capo?”.
“No. Quantomeno devo ancora finire il periodo!”.