martedì, marzo 13, 2007

Malu, un cabilo a Sydney

Ricordo la Cabilia come una regione montagnosa, arcigna e selvaggia. Situata a piu' di cento chilometri di Algeri e puntellata da piccoli villaggi inaccessibili alle auto. Tra le case rimbombano i ragli degli asini e qua e la' per la strada gruppetti di capre rallentano le poche macchine in circolazione.

Malu e' originario di quella terra sperduta dove sono transitato lo scorso aprile. E' nato a Tizi Ozu poco piu' di quarant'anni fa ed e' arrivato in Australia circa quindici anni addietro, al termine di un lungo viaggio a caccia di fortuna partito dall'Italia. "Non posso credere che tu abbia visto l'Algeria e la Cabilia", mi dice appena gli spiego che mia sorella abita la' da anni ormai. "Sei il primo italiano ad averlo fatto che incontro", continua evidentemente felice di avere di fronte una faccia con cui condividere ricordi seppelliti a migliaia di chilometri di distanza.

"Gli italiani - spiega Malu - sono stati cosi' ospitali. Si', su al nord, su a Ventimiglia, c'e' stato qualche carabiniere razzista che mi ha dato del marocchino, ma giu' al sud il mio boss mi diceva: "Chiamami babbo, chiamami babbo". Ah, la Sicilia. Era cosi' vicina all'Algeria che non sentivo mai la mancanza di casa".

La nostalgia di Malu, invece, ora e' molto forte. Due settimane fa ha divorziato dalla moglie australiana che l'ha legato qui cosi' a lungo e ora non ha piu' nessuno. Nemmeno la figlia di sette anni che, per decisione del tribunale, puo' sentire solo per telefono. ""Are you still smoking daddy", mi chiede ogni volta. Mi vuole bene e non vuole che fumi, ma ora non posso smettere. Bevo quattro o cinque birre ogni sera come un fottuto australiano. Bevo perche' scappare dalla realta' e' l'unica cosa che mi da' piacere al momento".

"Qualche volta - prosegue - l'Algeria mi manca cosi' tanto che vorrei mandare tutto all'aria e partire subito". E cosi' parte a raccontare, a meta' tra l'infuriato e il rassegnato, del coinquilino gay che gli e' finito in camera, dell'affitto troppo alto, della jeep che deve vendere e di tutti gli altri piccoli accidenti che lo legano ancora a un paese che non sopporta piu'. "Cosa posso fare ancora qui da solo? E' a casa che devo tornare, dove vivono tutti gli altri mie fratelli e sorelle. Proprio la settimana scorsa, la mia sorella piu' anziana, che ora ha quasi settant'anni, mi ha telefonato per dirmi che le servono dei soldi. Non l'aveva mai fatto prima e forse prima non l'avrei neppure ascoltata, ma ora, ora tutto e' diverso. Lavorero' duro ancora un po' e poi andro' la' e costruiro' una casa. Posso farlo anche da solo".

Mentre contribuiamo assieme a smaltire i pezzi di un albero il cui solo tronco pesava sette tonnellate, Malu mi riserva un ultimo consiglio: "Stai attento alle donne australiane. Lasciale perdere. This country is fucking far!".

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