martedì, settembre 27, 2011

Non è poi così grave, non accorgersi dei maosti

Riflessi sul ghiaccio dello spritz che aveva davanti, vedeva scorrere i ricordi delle montagne nepalesi da cui era da poco rientrato. Erano freschi e i continui racconti che ne era stato invitato a fare li avevano resi ancora più nitidi. Sentiva il suono del vento che creava mulinelli di polvere attorno alla vecchia signora in cammino verso il monastero di Tenboche. Era piccola, vestita con panni di felpa, scura di pelle. Le braccia erano raccolte e le mani aiutavano le spalle a bilanciare la pila di bottiglie vuote di cui era carica. Il carico di plastica, che si alzava ben oltre l'altezza della donna, rimbalzava a ogni passo, attraversato dall'aria.

Il giovane ingegnere aveva alzato la macchina per inquadrare quella donna. Lei, le sue bottiglie, la polvere, i muri in pietra che si avvicinavano, grigi come il cielo ormai povero di luce. Ma poi aveva lasciato perdere. Neppure lì, a migliaia di chilometri dalla prima persona nota, riusciva a concentrarsi appieno sui propri sensi. Sentiva la mente scappare dal puntatore della macchina fotografica, farsi evanescente, seguire mille domande. La più stupida di queste era “perché proprio qui?”, come se esistesse un altro luogo al mondo che avesse più ragioni di quello per essere visitato.

“Daniele – in quel frangente gli disse Chiara, la studentessa di economia, pragmatica e sorridente, che aveva incontrato prima della partenza – hai avuto modo di parlare con i locali della monarchia caduta, dei ribelli maosti, del nuovo governo?”. Chiara aveva sempre confinato le proprie riflessioni sulla politica ai corsi di marxismo della zona universitaria che aveva iniziato a frequentare per dare un tocco un po' più sessantottino alla propria carriera universitaria, ma con Daniele aveva avuto la sensazione che un po' di impegno in più avrebbe contribuito a renderla attraente, a rompere quell'orgoglio ermetico in cui l'ingegnere riusciva amabilmente a nascondersi: era un orgoglio fatto di brillanti considerazioni, alternate a piccoli fastidiosi silenzi, come a dimostrare un'intelligenza raffinata unita a una scarsa propensione a spenderla con lei. Le pesava ammetterlo, ma era una situazione che la irritava. Per questo, dopo un attimo di silenzio, aggiunse a sostanziare la sua domanda: “Ho seguito per diverso la vicenda su Internazionale. Una situazione intricata: la popolazione sembra soffrire la presenza di entrambe le fazioni, monarchica e rivoluzionaria”.

“In realtà credo di non aver percepito nulla” rispose laconico Daniele. “Non sono quasi mai riuscito a staccarmi in modo fruttuoso dai luoghi più turistici. Per tutto il tempo ho avuto la testa imbrigliata in una contraddizione: mi volevo rilassare, fumare una canna su un tetto di Kathmandu come un qualsiasi adolescente inglese ubriaco, ma volevo anche entrare nei ritmi di un monastero buddhista per scattare delle foto come Fosco Maraini. Risultato pessimo: parlavo di Fosco Maraini al ragazzo che mi allungava il fumo e mi faceva malta la testa quando c'era da arrivare in cima alla salita per la luce migliore. Niente maosti comunque”.

Chiara ascoltò la risposta con una sgradevole sensazione di già visto. Quando gli aveva chiesto dei suoi studi universitari, Daniele gli aveva raccontato dell'interferenza negativa dello zio nella scelta. Quando aveva curiosato nel precedente rapporto di lui con un'ex collega, la storia si era impantanata nell'incapacità di questa a capire appieno la complessità del suo essere. E ora Fosco Maraini e l'erba. Del Nepal niente traccia: come tutto il resto, anche l'Himalaya restava sullo sfondo di un interminabile monologo interiore, in cui lei, a ben vedere, serviva per non farlo sembrare completamente pazzo mentre parlava da solo in un locale pubblico.

L'irritazione le cresceva dentro, ma volle stare al gioco, cercare di rimanere vicino a Daniele. Lo doveva conquistare e soprattutto convincere se stessa di non essere diventata troppo intollerante dopo una serie un po' troppo lunga di relazioni deludenti. “Ti capisco – soggiunse allora – Anch'io reagisco male agli stimoli esterni, non li ordino, me ne faccio travolgere. Rientro in casa tre volte perché non riesco mai a concentrarmi su quello che mi devo portare. Arrivo in ritardo perché perdo troppo tempo a pensare a come non rischiare di annoiarmi per un eccessivo anticipo. Riesco solo a disegnare asettiche parentesi graffe nel diario a cui ogni tanto vorrei concedere i miei pensieri più profondi in forma poetica, mentre aggiungo quattro aggettivi romantici completamente inutili nel mio saggio di macroeconomia”.

L'ingegnere lasciò parlare la ragazza fino al termine della lunga riflessione. Chiara lo interpretò come un segnale di contatto. Sorrise: “Non è poi così grave, non accorgersi dei maosti”.

“Ma in realtà non è questo il punto – intervenne lui – La mia non è distrazione. E' più complesso, capisci, la mia è una situazione diversa, ho frequentato dei contesti competitivi che tu hai sempre evitato. Sono quelli che ti cambiano. Tu non puoi capire”.

Chiara si lasciò morire in bocca il suo tentativo di risposta. Lasciò spazio alle parole di Daniele, che, a lungo, continuò a elencare ciò che lo rendeva diverso. In silenzio, la giovane studentessa abbassò gli occhi per guardare sciogliersi il ghiaccio dentro il cocktail che si scaldava tra il chiacchiericcio dei tavoli attorno.

6 commenti:

premio petrolio ha detto...

a volte meglio un obiettivo (fotografico) che lo scopo di comprensione (forzoso).

Adriano Maini ha detto...

La romantica d'antan e il futuro yuppie?

Annamaria ha detto...

Ma quanto scrivi bene!!!!....
Complimenti per il blog!

Ambra ha detto...

Mi associo a quanto dice Annamaria! Racconto complesso.

Francesco Zaffuto ha detto...

scusa per questo commento fuori tema, ma c’è un problema di urgenza che interessa tutti i blog
Comunicazione
Sulle rettifiche in blog e multe ho inserito questa lettera che passo
Cordiali saluti
http://www.lacrisi2009.com/2011/09/rettifiche-in-questo-blog-gia-fatto.html

Seguace di Gesù ha detto...

É stato bello incontrarci e aver trascorso una giornata indimenticabile. Un saluto e un grazie sincero da Mirta e Mauro