mercoledì, febbraio 09, 2011

Le pizze al taglio e le altre invasioni

Giovanni e Umberto lavoravano insieme saltuariamente da diverso tempo all'organizzazione di percorsi espositivi nel cuore della Romagna. Giovanni, più giovane, seguiva gli aspetti organizzativi, senza lesinare alzate di voce per il rispetto delle scadenze, mentre Umberto, il decano del settore in quella fetta di territorio, metteva più attenzione ai contenuti, sempre fedele nell'abbigliamento e nelle scelte al metodico e sistematico approccio marxista alla cultura. In un continuo negoziato tra limiti di spesa, estetica e rigorosità, i due lottavano fianco a fianco per non perdere mai la fiducia nelle proprie illusioni e il termine ultimo per dare l'ok si stampi al nuovo catalogo.

Costume caro a entrambi era quello di dirottare in silenziose caffetterie del centro di Cesena gli incontri meno operativi, quelli in cui si scandiva il calendario, si sceglievano gli artisti, si ipotizzavano le collaborazioni istituzionali. Così tra un'incombenza e l'altra capitava anche di fare due passi in compagnia, fino alla fermata dell'autobus dell'uno o fino all'auto dell'altro.

Fu in uno di queste occasioni conviviali, che a tutti e due davano la piacevole sensazione di un incontro redazionale vecchio stile, che il giovane e il decano si incontrarono di fronte alla Barriera di Cesena.
“Qui – esclamò Umberto – aprirono la prima pizzeria al taglio della città. Scoppiò proprio un casino: te l'immagini? La pizza nel tempio della piadina, il commercio che invadeva la tradizione?”
Giovanni sorrise e guardando di sfuggita il cappello di Umberto scommise di conoscere da che parte della barricata l'amico si era schierato.
“Fu – proseguì Umberto – come quando aprirono il primo McDonald's a Bologna, che era ancora rossa, in fondo a via Indipendenza. Sui giornali c'era solo un tema!”.

Il decano parlava dei suoi ricordi con visibile stupore, quasi incredulo di fronte al nulla, all'assoluta normalità che quei dibattiti avevano lasciato. Mentre Giovanni ascoltava e quasi in colpa guardava il compagno come un oggetto di studio: cercava di capire, senza fare male a sogni troppo preziosi per essere sfiorati, quanto Umberto fosse simile oggi al ragazzo che aveva vissuto come protagonista quei fatti. Allora, ne era sicuro, Umberto doveva aver difeso prima i piadinari dall'invasione della pizza e poi i pizzaioli dall'invasione del fast food: la sua doveva essere stata una difesa senza incertezze, rossa nell'ispirazione, ma cattolica per intransigenza e dogmatismo.

“E ora?” si chiedeva Giovanni. Umberto era ancora lì, fermo, o aveva accettato un dialogo più aperto con il mondo? Ora che anche lui mangiava tranquillamente pizzette al taglio restava fedele alla sua battaglia o si sentiva un po' bigotto come quelli che al tempo, da altro fronte, avevano detto no al divorzio o all'aborto?
E ora con che occhi guardava le stranezze del mondo? Il piccolo pizzaiolo, nel frattempo diventato custode della tradizione, deve barcamenarsi nelle incertezze dell'economia con contratti capestro ai dipendenti e ingredienti di seconda fascia. McDonald's, invece, prende quasi in giro le sue origini con ricette leggere, cibi doc, etica della salute.

Giovanni tenne per sé queste domande. Ancora vive nella mente, scelse di portarsele a cercare una risposta a pochi chilometri da lì. Avrebbe sfruttato la quiete del parco fluviale, prima di rientrare in ufficio, per pensarci un po' camminando. Da solo, lungo il fiume, le idee avrebbero sicuramente la linfa necessaria. In pochi minuti fu a fianco del corso d'acqua, ma invece di pensare a Umberto sorrise calciando una pietruzza. Se lui era lì, era principalmente perché i poeti inglesi, i filosofi tedeschi e una vasta schiera di romantici parolieri aveva creato il mito della natura vergine come luogo di raccoglimento e contemplazione. Umberto non era solo. Anche lui aveva già una memoria culturale sufficientemente lunga per usarla come lente di ingrandimento di fronte a ogni granello di presente.

7 commenti:

Adriano Maini ha detto...

Un excursus nella nostra recente storia di civiltà materiale, condotto con prosa suadente e sicura.

Tomaso ha detto...

Silvio sai raccontare facendo un giro della storia un po piacevole da leggere. Buona giornata amico
Tomaso

Unknown ha detto...

condivido il commento di Adriano: ci fai "passeggiare" nella storia recente con uno stile molto accattivante!

silviomini ha detto...

vi ringrazio cari amici e presto proverò a tornare sull'argomento che mi sembra trovi molte impersonificazioni: ovvero persone profonde, molto care, piene di energia positiva, che però, nel loro attaccamento dogmatico, quasi maniacale, a ideali politici del passato, contribuiscono indirettamente a una stasi più favorevole agli "opportunisti" della politica che ad altro.

Anonimo ha detto...

grande Silvio

Costantino ha detto...

Condivido pienamente,anche se,ammetto,qualche volta al Mc Donald ci vado

silviomini ha detto...

@Costantino: anch'io vado ogni tanto da McDonald's. E' credo che in quanto persona che si professa "tollerante di sinistra" sia giusto non scagliarsi in modo manicheo contro un ragazzino che vi si diverte o un adulto dipendente da Big Mac. Altrimenti sommando questa ad altre intransigenze - presepi, forme d'arte non organiche, intrattenimento - si finisce per essere i peggiori degli integralisti.

E questo, credo, è ingiusto in senso idealogico, ma anche dal punto di vista del più quotidiano realismo politico. Evitando il confronto, sulla base di una superiorità, solo presunta in quanto tanto il McDonald's quanto il Parmigiano hanno al 90% un solo valore simbolico di matrice culturale, si finisce per lasciare campo libero a chi non dovrebbe averne.