lunedì, maggio 25, 2009

Via dei Romei: prospettive primaverili

Monte Falco: prospettiva da Serra

Monte Penna: prospettiva da Biforco
Monte Penna
Santuario de La Verna: sasso spicco

La Verna: sasso spicco

Per saperne di più sulla via dei Romei e Biforco:
"Metti avanti il calendario che così stai bene per un po'"

domenica, maggio 24, 2009

Metti avanti il calendario che così stai bene per un po’

BiforcoBiforco, comune di Chiusi La Verna, provincia di Arezzo, due di auto da Firenze, un paio d’ore scarse a piedi dal valico di Passo Serra lungo la Valle Santa. Biforco conta una decina di case in pietra, un circolo e 45 anime residenti. Sabato sera erano tutte in piazza: per la politica, come una volta, come nei film. Il circolo di Fiorella, il cuore del paese, il metronomo dei suoi abitanti, ospitava il comizio della lista “Gente nuova per Chiusi”. “E io non scherzo mai nella politica e nelle carte” mi dice la signora, che ora ha una speranza. E’ una massicciata vecchia di secoli che sale su da Bagno e scende giù verso la Toscana proprio passando in mezzo al suo circolo. Si chiama via dei Romei e la gente, dopo anni di oblio, sembra averla riscoperta. Ai lati della massicciata ci sono le frecce verdi e bianche del Cammino di Assisi e i cartelli intarsiati del Sentiero delle Foreste Sacre. Sulle lastre di arenaria incastonata nel terreno nuovi pellegrini hanno incominciato a transitare. “Anche gruppi di trenta mi telefonano – dice Fiorella – e una volta anche un Giapponese. Chi parte da Dovadola, chi da Bagno, chi arriva ad Assisi, chi si ferma a Chiusi”.

Il circolo di Fiorella è la salvezza di Biforco. I cammini religiosi lungo la via dei romei sono la speranza di salvezza del circolo di Fiorella. Ma la storia può sempre cambiare, specie sotto le elezioni. E allora è meglio stare attenti. Sarna e Corezzo non sono troppo lontani dalla via e sono più forti di Biforco. “Si sa mai che non ci freghino anche la via” ride Silvia, figlia di Fiorella.

Sono quasi le sette di sera. La sagoma del versante sud del Monte Falco si affievolisce. Il trattorino che portava l’erba ai conigli si spegne, la signora che prendeva il sole nel giardino della porta accanto si ritira. Silvia taglia il cacio, versa il vino e affetta il prosciutto. Non porta piatti. “La roba non manca, ma l’organizzazione non si sa neppure dove sta di casa”. Il vino è rosso, nel fiasco; l’acqua è poca: dicono non sia mai andata troppo.

“Ma perché valle Santa?” chiedo ai presenti.
Mi risponde prima la voce più esperta accorsa per il comizio. “E’ dai tempi Francesco”.
“No, da prima - precisa Silvia, che ha studiato ad Arezzo – non so esattamente da quando, ma è da prima di Francesco di sicuro. L’ho visto citato in libri più vecchi”.
“Per la religione?”.
“Sì, per La Verna, credo. I pellegrini salivano fin lassù perché gli era garantita una settimana di vitto e alloggio. Erano buoni Cristiani, anche se qua il Cristianesimo si è sempre mischiato con le abitudini pagane”.
“Luogo di streghe?”.
“Quante ne vuoi. Non si contano le storie sul monte qui sopra, monte Fatucchio”.

La notte di politica si trascina a lungo. La mattina dopo il paese tace: alle nove il circolo di Fiorella è ancora a porte chiuse. Alcune signore cominciano a bussare alla porta per prendere il cacio e il pepe, ma Fiorella non si vede.
“A che ora vi aveva dato appuntamento?” chiedono a me e a mio fratello che la aspettiamo per la colazione.
“Eravamo rimasti per le nove meno venti”.
“Bene – dice uno – siamo già a una mezz’ora di ritardo. Date retta a un bischero. Quella in un supermercato non la prendevano nemmeno a fare una prova. Appena vedevano come la camminava, la cacciavano”.
“Orsù Gianni, non rompere e mandala a chiamare!”
“C’ho già mandato Pietro, che ti credi!”.

Fiorella arriva di lì a poco, sveglia da niente, con la sigaretta in mano di sempre. Biforco si rianima alla sua presenza. Chi entra e chi esce, chi resta e chi va. Una signora di Firenze sposta il giornale vecchio di due giorni e si sofferma sul calendario.
“L’è ancora fermo a febbraio” dice col sorriso.
“E che è – risponde Fiorella tra un cappuccino e un formaggio – qui il tempo non corre mica come a Firenze: non ci scappa mai via”.
“Lo fanno per rimanere giovani” ci dice ammiccante la fiorentina. Poi prende il calendario e apre la pagina di giugno: “Lo porto un po’ avanti così stanno bene per un po’”.

Ridiamo tutti. Poi pago, con calma, quando sono già più delle dieci. E’ tutto in ritardo a Biforco, anche il comizio dell’altra lista in lizza per le comunali. Fiorella scrive tutto, ma in totale non costa quasi niente: una notte, una cena, una colazione e un pranzo per il nuovo giorno vengono meno di una pizza.

Ci salutiamo.
“Tornate ora che abbiamo fatto amicizia?”.
“Le porterò quanta più gente potrò”.
“Ecco sì, bravo, che così facciamo una festa e magari vi faccio anche trovare il libro degli ospiti”.

Lasciamo Biforco e proseguiamo sul selciato della via dei romei. La Verna dista solo tre ore: il Monte Penna è sempre all’orizzonte. “Quella donna è la salvezza del paese” mi dice mio fratello. “Tutti si fermano lì a chiedere cosa succede. Se lei chiudesse, non succederebbe più nulla”."

domenica, maggio 03, 2009

L’elenco e il risiko nervoso

Un pallino, due pallini, tre pallini, quattro pallini, una parentesi e sì ancora un puntino e un altro ancora. Che cazzo, l’elenco non finisce più: d’accordo i punti uno e due si sbrigano in fretta, ma il tre no, di quello proprio non si può stare tranquilli. Problema nuovo, procedura ignota, grado di successo dubbio. Incertezza totale, come sulla parentesi. Contiene una nota inutile ma di quelle che proprio non si riesce a ignorare: è un sms che dice che qualcuno non ha parlato proprio bene di te.

Mi fermo un secondo a riflettere sulle possibili contromosse. La prima, quella sempre auspicata ma mai attuata: me ne sbatto, ebbene sì sarebbe d’uopo iniziare tranquillamente a farlo. Tanto come è scritto in Caos Calmo, gli altri pensano a te infinitamente meno di quanto credi. Ne sono convinto, ma non ne riesco a dedurre le logiche conseguenze.

Ipotesi due: replico. E’ l’ipotesi che mi nasce sempre d’istinto, ma che poi reprimo. Seguire subito l’istinto porta allo scontro, mente ci vuole strategia, sì, negoziazione, mediazione.

Allora temporeggio: magari replico più avanti, con tono posato, calmo, con una sagace freddezza. Mi convinco di fare così ed è l’inizio della fine. Non scrivo neppure una replica, ma ne penso, ne elucubro una, due, tre.. dieci, venti. La notte ignoro le pecore e mi dedico ai punti, ai temi alle conseguenze: i neuroni si contendono la vittoria in una partita di risiko nervosa, dove non esce mai il sei. La vittoria arriva solo alla fine, dopo una serie di logoranti pareggi. Bottino misero.