Un pallino, due pallini, tre pallini, quattro pallini, una parentesi e sì ancora un puntino e un altro ancora. Che cazzo, l’elenco non finisce più: d’accordo i punti uno e due si sbrigano in fretta, ma il tre no, di quello proprio non si può stare tranquilli. Problema nuovo, procedura ignota, grado di successo dubbio. Incertezza totale, come sulla parentesi. Contiene una nota inutile ma di quelle che proprio non si riesce a ignorare: è un sms che dice che qualcuno non ha parlato proprio bene di te.
Mi fermo un secondo a riflettere sulle possibili contromosse. La prima, quella sempre auspicata ma mai attuata: me ne sbatto, ebbene sì sarebbe d’uopo iniziare tranquillamente a farlo. Tanto come è scritto in Caos Calmo, gli altri pensano a te infinitamente meno di quanto credi. Ne sono convinto, ma non ne riesco a dedurre le logiche conseguenze.
Ipotesi due: replico. E’ l’ipotesi che mi nasce sempre d’istinto, ma che poi reprimo. Seguire subito l’istinto porta allo scontro, mente ci vuole strategia, sì, negoziazione, mediazione.
Allora temporeggio: magari replico più avanti, con tono posato, calmo, con una sagace freddezza. Mi convinco di fare così ed è l’inizio della fine. Non scrivo neppure una replica, ma ne penso, ne elucubro una, due, tre.. dieci, venti. La notte ignoro le pecore e mi dedico ai punti, ai temi alle conseguenze: i neuroni si contendono la vittoria in una partita di risiko nervosa, dove non esce mai il sei. La vittoria arriva solo alla fine, dopo una serie di logoranti pareggi. Bottino misero.
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