La pioggia violenta del 5 luglio 2009 mi chiuse all’improvviso l’orizzonte lungo il crinale del sentiero 303 sopra Fiumicello. Nubi veloci nel cielo oscurarono il sole e coprirono le vette. Tuoni con l’eco tutto attorno mi fecero piccolo piccolo. La cima, il passo, il crinale furono dimenticati. Sotto l’ombrello, rannicchiato, con l’udito intorpidito dal cappuccio, mi rannicchiai tra le frasche. Il campo visivo era strettissimo: di fronte a me vedevo solo pochi germogli di faggio che ondulavano e sulla vetta di uno di questi una foglia ingiallita.
Era una foglia giovane, ma invecchiata in fretta. Aveva perso la linfa e l’acqua la scuoteva senza pietà rendendo evidenti le ferite che già segnavano la sua superficie. La guardai con lo stupore che evoca il dettaglio che si staglia su un orizzonte sterminato: se non avesse iniziato a piovere, non l’avrei mai notata, se non mi fossi nascosto tra quelle frasche non l’avrei neppure percepita e invece ora lei esauriva il mio mondo. Tuoni e lampi proseguivano minacciosi e violenti e allora guardavo la foglia con ancor più attenzione: un po’ di sfortuna e quella fogliolina sarebbe stata il mio ultimo incontro. Le ancorai una fitta rete di pensieri: le mie prospettive escursionistiche che non contemplavano temporali così violenti; la promessa di eliminare in futuro progetti troppo temerari; il pensiero dell’auto sicura a fondovalle; il riferimento agli animali, chissà quanti nei paraggi, che sotto frasche simili alle mie avevano fermato il loro vagare a causa del temporale.
Spiovve dopo pochi lunghi minuti. Un raggio di sole, il primo ad avventurarsi tra le nuvole, trapassò la mia fogliolina trasformando in oro il giallo opaco di pochi istanti prima. Una cortina di vapore si alzò dalla lettiera di humus del terreno e qualche goccia riverberò nel bosco come una lucciola nella notte. Ero asciutto, nessun fulmine mi aveva toccato e gli ultimi tuoni suonavano ormai lontani già proiettati verso il Monte Falco.
Uscii dalla mia nicchia e godetti il sole che aspirava da me l’umidità residua della tempesta. Il vecchio sentiero aveva quasi il gusto di una novità assoluta. Avevo rischiato di perderlo per sempre, ma ora potevo festeggiarne un dettaglio in più, forse noto solo a me: quella fogliolina che non riuscivo a capire quanto, poco o tanto, avesse arricchito la mia esperienza di quel luogo e del mondo tutto.
2 commenti:
quello che stavo cercando, grazie
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