Ho constatato che chiedere a un australiano un consiglio letterario puo' generare situazioni imbarazzanti. La domanda mette palesemente a disagio. L'avro' rivolta a una decina di persone e nella maggior parte dei casi mi e' tornato indietro un bofonchiato "mah, non so, provo a pensarci... ecco". E nei casi restanti non mi e' andata meglio. La cameriera del ristorante ha osato propormi Dan Brown e la receptionist dell'ostello si e' addirittura auto accusata di stupidita'.
Un salto alla mega libreria Dymock del centro aveva accentuato il mio sconforto. I titoli locali erano pochissimi e con prezzi indecorosi: 30$ per un tascabile. Insomma ero ormai rassegnato a pensare che in Australia non esistessero ne' lettori ne' letteratura. Quand'ecco che, rientrando all'ostello in un pomeriggio piovoso, sono stato attratto da una di quelle vetrine anonimamente interessanti. Una piccola porta di vetro molto dimessa dava l'accesso a una libreria di seconda mano. Mi sono dato una sistemata per coprire le macchie di pomodoro ereditate dal mio pomeriggio in cucina e sono entrato. Dentro c'era un tipino minuto impegnato a sistemare i nuovi arrivi nelle mensole in fondo alla stanza. Ho percorso il lungo corridoio pieno di carte ingiallite fino a raggiungerlo e un po' titubante gli ho chiesto se potevo dare un'occhiata in giro.
"Sure you can!", mi ha risposto lui in tono che definirei materno. Incoraggiato da cotanta apertura sono andato oltre. "Vede - gli ho detto - sono arrivato da poco in Australia, ci dovro' stare per un altro bel po' e mi piacerebbe leggere un classico locale. Anche il titolo piu' banale va bene, perche', a ben pensarci, non credo di conoscere alcun autore australiano".
"Ah - mi ha detto l'omino ancora piu' sorridente - in realta' abbiamo molti scrittori talentuosi qui". E da li' e' partito per una disquisizione di venti minuti su tutto lo scibile, dai romanzi sull'outback agli eroi locali, passando per le atmosfere cittadine. Alla fine mi sono fidato della giuria di Stoccolma e ho optato per The vivisector del premio Nobel Patrick White.
Mentre pagavo - un'onestissima cifra di 8$ - mi ha chiesto di dove ero e, saputa la mia nazionalita', mi ha descritto tutto il suo viaggio in Italia, compresa una Siena bloccata per le riprese di un cinema. "L'unico problema - mi ha detto l'omino di nome Paul Budgeon - erano i turisti giapponesi. Forse dovrei tornare in inverno?".
"Purtroppo Paul, non c'e' speranza. Quelli ci sono sempre. Probabilmente passano di li' per il loro giro del mondo in 24 ore e 2400 foto".
1 commento:
Come è sempre valida la proverbiale manzoniana "omnia munda mundis" è altrettanto vero che le brave persone incontrano sempre le altrettanto brave persone che si meritano.
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