Stava diventando un cinefilo suo malgrado. Nelle due ultime settimane si era passato in rassegna l'intera produzione di Salvatores, Fellini e Bertolucci. Stare solo di fronte allo schermo del suo computer era l'unica attività che lo faceva sentire veramente al sicuro: per rispetto alla pellicola, si concedeva anche il lusso di spegnere il cellulare, da cui potevano sempre arrivare minacce inaspettate. Fosse per lui avrebbe scelto un film anche per quella serata – i fratelli Cohen era già salvati sul suo pendrive – ma quel venerdì sera sarebbe stato tutto più difficile. Mancavano solo poche ore all'inizio del concerto nell'ex dopo lavoro ferroviario vicino a casa sua e ancora non aveva una scusa utile per defilarsene. Susanna, la sua compagna, era a Torino per la fiera del libro e lo sapevano tutti. Se si fosse dato malato, i colleghi l'avrebbero sicuramente raggiunto a fine concerto per vedere come stava e, fisicamente, stava proprio a posto, neanche l'eco di uno starnuto nel più nascosto degli alveoli. Avrebbe potuto fingere un viaggio, ma, senza Susanna, qualcuno l'avrebbe messo sotto osservazione. No, non poteva funzionare e lo sapeva. Era da giorni che era inquieto e ora quel grafico sulle vendite outbound dell'ultimo trimestre che aveva davanti, sul monitor, gli sembrava una linea insensata. A cosa poteva servire in quel momento quel grafico, se lui non aveva modo di evitare il concerto di quella sera: quello era l'unico problema da risolvere per lui ora; il resto non importava.
Il guaio era nato circa tre settimane prima. Nel suo ultimo viaggio in Germania per lavoro, veloce, senza colleghi, aveva conosciuto Lorella, l'impiegata italiana dell'ufficio vendite di un'azienda tedesca di light designer. Lì, lontano da casa, si era divertito un po' a fare l'uomo di teatro: libro da impegni sentimentali, brillante, aperto a nuove esperienze, loquace, raffinato. Dopo un sorso di Rum delle Barbados, sul cui profumo la sua verve poetica aveva dato il massimo, Lorella l'aveva baciato. Un gesto fugace, solo per rendere irresistibilmente seducente l'invito successivo, a raggiungerla a Napoli. Lei sarebbe rimasta quattro giorni per un appalto legato a un'area uffici vicino al porto; lui poteva raggiungerla nel fine settimana per proseguire la conoscenza con un limoncello sorrentino. Dopo tutto quello che le aveva raccontato, non ce la fece a dire no.
Ma rimanere fedele a quella nuova parte si stava tramutando in un teatro senza fine. A Susanna aveva detto che sarebbe andato con i colleghi a sciare. Ai colleghi, che conoscevano benissimo Susanna, aveva dovuto dire che sarebbe andato a sciare con alcuni amici di università che non vedeva da tempo. E ai genitori, a cui aveva risposto sbadatamente perché impreparato, aveva accennato una terza versione, legata a impegni di lavoro. Si sentiva ormai come un agente segreto braccato: se c'era uno, non poteva esserci l'altro, se c'era l'altro era meglio evitare anche il terzo. La sua vita sociale gli appariva un immenso risiko in cui tutti i giocatori avevano come obiettivo la conquista del suo stato. E, mentre i, suo turno di gioco si avvicinava per l'ennesima volta, lui non aveva una buona strategia a cui ancorare il suo lancio di dadi.
Lasciare perdere il personaggio di una sera e dimenticare Lorella e quel bacio in Germania sarebbe stata la cosa più semplice, ma si era piaciuto troppo di fronte a quella donna per posare la maschera che così naturalmente aveva indossato. Parlare con Susanna era impossibile: cinicamente, a quello stadio embrionale dei propri sentimenti ribelli, non se ne sentiva pronto. Dire tutto a qualcuno per cercare consiglio gli avrebbe dato sollievo, forse, ma non l'avrebbe liberato dalla tela di ragno che gli aveva intrappolato i pensieri. Mancavano solo tre settimane ancora al viaggio verso Napoli con Lorella. Doveva tener duro e stare attento a evitare che Susanna parlasse con i colleghi, che i colleghi si mescolassero agli amici di università e che i genitori parlassero troppo a lungo con chi aveva sentito le altre versioni della storia.
I film lo avevano già salvato quindici giorni. Era stato bravo. Aveva convinto Susanna a scommettere con lui che, un film al giorno, avrebbero scaricato dalla rete e visto tutti i Fellini, i Bertolucci e i Salvatores citati come più importanti da Wikipedia. Era una boutade ispirata ai loro primi incontri e aveva funzionato a meraviglia, salvo la noia di 8 1/2, incomprensibile come alla prima visione. Però, fuori casa, aveva venduto la storia come una scommessa fatta per amore e ora che lei non c'era era difficile giustificare la clausura. Lei, al ritorno da Torino, o forse ancora prima da Facebook, lo sarebbe certamente venuta a sapere e avrebbe chiesto qualcosa. Doveva andare in qualche modo, ma vedeva pericoli ovunque, dappertutto. Nella pedalata di domenica mattina, tra i colleghi, c'era anche il figlio più piccolo di un caro amico del babbo: non si dovevano incontrare e lui non doveva essere tra loro. E quella sera stessa, tra poche ore soltanto, sarebbe stato seduto tra colleghi, amici e, con tutta probabilità, anche vicino a un ex compagno di studi. Non era scontato che gli chiedessero di quello stupido fine settimana lontano quindici giorni, ma, se ne era già finito a parlare con tutti, il rischio di dover ritornarci sopra era concreto.
Sul cellulare, silenzioso, comparve il nome di Lorella. Passando le dita sulle sopracciglia, per distenderle, cercò la giusta concentrazione per uscire dalla sua tela di ragno e rimettere in piedi la scena tedesca. Nello sforzo gli venne da sorridere solo un attimo. Aveva vent'anni in più circa, ma in quel momento si sentiva la stessa sudorazione fredda che aveva al liceo quando i prof scorrevano il registro nei paraggi del suo cognome e lui aveva finito le giustificazioni. Forse era tempo di una nuova maturità.
3 commenti:
Una storia da classico giovanile irrequieto e sbadato che si riscatta col dubbio finale.
Ma capita, anche con la dovuta maturità, di trovarsi invischiati in situazioni ingovernabili. Difficile capire cosa ha effettivamente scatenato scelte che si ritorcono contro.
Secondo molte di quelle scelte che ci si ritorcono contro erano semplicemente più semplici lì per lì. E noi uomini (in senso lato), si sa, siamo creaturine tendenzialmente pigre.
Non era il fulcro della storia, ma, per correttezza, la prossima volta prenderò le parti di Susanna, che nella mia storia si riduce a una presenza insipida.
Mi verrebbe da dire "beata gioventù!", ma sarei troppo superficiale. Peccato, però, che non abbia raggiunto la completa maturità chi sa apprezzare quei film piuttosto tosti. Certo, depone male - un indizio? :)) - la vicenda di "8 e mezzo" ...
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