Sentiva quella voce forte e chiaro: “Dì, dì tutto: qualunque cosa sia, dilla, sarà meglio, comunque meglio del silenzio”.
Fu allora che la guardò negli occhi, mentre le mani, lievi, scendevano sulle sue braccia. L'accarezzò a lungo, cercando di lasciarle sulla pelle le ultime tracce di un affetto incompleto ma sincero. Lei gli aveva regalato la calma che lo rendeva capace di godere appieno di ogni momento, capace di vedere ogni gesto come la tappa di un percorso, capace di trasformare ogni conquista in un traguardo da condividere, capace di rendere ogni luogo quello perfetto per quel momento. Aveva avuto il privilegio unico di entrare fino a in fondo a lui e lì aveva preso le sue paure più nascoste e, come una madre, più di una madre, le aveva fatte sembrare piccole piccole.
Solo che ora il coraggio di lei era anche il coraggio di lui. E in quel coraggio non trovava più spazio la debolezza del compromesso, neppure di quello che, incantevole fatalità, aveva portato all'incontro di lei.
In cima a quel picco di sincerità aveva già posto il suo vessillo il rimpianto, ma solo affrontandolo e trasformandolo avrebbe trovato lo spazio per riscendere in mezzo agli altri e trovare tra di loro il piacere troppo spesso fuggito.
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