Periferia nord di Rotterdam. Simpatiche casette circondate dal verde si intervallano a strade e canali. Poco più lontano il fiume Rot che sale con morbide anse fino ad Amsterdam. Una barca parcheggiata tra le auto, una bicicletta che segue l'altra, qualcuno che passeggia verso la fermata della metropolitana.
Resto in casa da solo nel mio nuovo quartiere, suona il campanello e scendo ad aprire la porta.
“Buona sera, sono venuta a recuperare i ragazzi”, dice una sorridente madre, donna ancora giovane.
“Dalla vacanza in Thailandia, suppongo – rispondo con altrettanta normalità - ma Ako non è qui: ha portato tutti dalla nonna. Vuoi entrare per aspettarli?”.
Sembra che ci si conosca da anni. In realtà non ci si è mai visti. Sono in Olanda da pochi istanti e la porta che apro e quella di Ako e della sua famiglia di origini camerunesi, rivisitata da un divorzio. Una piccola fetta della loro casa sarà la mia fino a quando prenderò possesso della mia vera casetta, a pochi passi di distanza.
“E' la prima volta che sperimentiamo questa soluzione – dice Charles, il mio futuro padrone di casa – Prima tenevano molto alla loro privacy. Ora con questa crisi bisogna arrangiarsi come si può: banche, assicurazioni ci tengono tutti come pupazzi, regole, regole, regole, non si riesce più a lavorare”.
Quattro chilometri più a sud, le piccole vicissitudini quotidiane lasciano spazio alle grandi aspettative. Le torri dell'Erasmus School si alzano al cielo, lungo la mosa, a est del centro. Un piccolo gruppo di giovanissimi olandesi e un più nutrito e maturo gruppo dal mondo – Colombia, Brasile, Cina, Germania, Francia – riempie i pochi metri quadri della propria stanza in affitto di grandi sogni per il domani.
Io, pragmatico, vi aggiungo i miei progetti.
Resto in casa da solo nel mio nuovo quartiere, suona il campanello e scendo ad aprire la porta.
“Buona sera, sono venuta a recuperare i ragazzi”, dice una sorridente madre, donna ancora giovane.
“Dalla vacanza in Thailandia, suppongo – rispondo con altrettanta normalità - ma Ako non è qui: ha portato tutti dalla nonna. Vuoi entrare per aspettarli?”.
Sembra che ci si conosca da anni. In realtà non ci si è mai visti. Sono in Olanda da pochi istanti e la porta che apro e quella di Ako e della sua famiglia di origini camerunesi, rivisitata da un divorzio. Una piccola fetta della loro casa sarà la mia fino a quando prenderò possesso della mia vera casetta, a pochi passi di distanza.
“E' la prima volta che sperimentiamo questa soluzione – dice Charles, il mio futuro padrone di casa – Prima tenevano molto alla loro privacy. Ora con questa crisi bisogna arrangiarsi come si può: banche, assicurazioni ci tengono tutti come pupazzi, regole, regole, regole, non si riesce più a lavorare”.
Quattro chilometri più a sud, le piccole vicissitudini quotidiane lasciano spazio alle grandi aspettative. Le torri dell'Erasmus School si alzano al cielo, lungo la mosa, a est del centro. Un piccolo gruppo di giovanissimi olandesi e un più nutrito e maturo gruppo dal mondo – Colombia, Brasile, Cina, Germania, Francia – riempie i pochi metri quadri della propria stanza in affitto di grandi sogni per il domani.
Io, pragmatico, vi aggiungo i miei progetti.
2 commenti:
Ci sono passato. Più di 40 anni fa', da Rotterdam...
apre la mente certe convivenze, in olanda è tutto molto diretto, credo che faccia molto bene stare lì un po'
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