All'entrata di Central Park un runner stile punk corre attraverso le strisce pedonali di Columbus Circle con il suo muscolo pittbull: il cane, al guinzaglio, lo segue concentrato sullo skateboard, con le zampe ben ritte a governare la tavola con le ruote.
Sulla quinta strada una donna, forse sulla quarantina, si ferma di fronte a una boutique: gonna stretta, giacca, scarpe coi tacchi. La sua sagoma dall'altro marciapiede si sfuma nell'ombra di un grosso camion, alto, lungo, rumoroso, che scende verso Wall Street.
Lungo l'East River l'autostrada scompare nelle radici di un edificio e riemerge con tutte le sue corsie dall'altra parte delle fondamenta. Via di scorrimento e area residenziale si compenetrano: dove l'una corre per passare, l'altra si erge per dimorare. Dicono che in quel caso il permesso a costruire sia stato abbastanza caro.
Al semaforo tra la 42° strada e la decima avenue, le cinque corsie si riempiono mentre il semaforo rosso ferma il traffico. Due taxi gialli guidati da indiani in turbante si insinuano tra i due furgoni neri in fila sulla corsia di sinistra. In mezzo a loro un nocchiero dall'aria latina tira le briglie al suo cavallo bianco fino ad arrestare il calesse dello stesso colore.
A pochi isolati dall'Hudson i piloni metallici di una vecchia ferrovia innervano di una striscia di ferro palazzi di vetro e di metallo. Sopra, tra le rotaie, un morbido prato inglese circonda una via pedonale: carrozzine, jogger, turisti passeggiano tra eleganti giardini all'inglese e graffiti dai colori fluorescenti.
Di fronte ai grattacieli di Battery Park si alza il nuovo centro finanziario di Jersey City. Un'ora più a ovest un tronco rotola verso l'acqua, trascinato dai castori verso la loro nuova diga.
1 commento:
In questi giorni un vecchio romanzo giallo di Van Dine - a suo tempo mostro sacro del genere! - mi regala qualche emozione quasi solo per le descrizioni di Central Park di metà anni '20...
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