La ruota panoramica del Luna Park porta i turisti su in alto: trenta o quaranta metri forse. La ruota gira piano nella parte nord della baiai di Sydney. Ha la dimensione giusta per fungere da bullone nel caso qualche vita dell'Harbour bridge dovesse cedere ai colpi della ruggine.
E il ponte non e' l'unica cosa enorme in questa enorme metropoli. La parte piu' difficile nel raggiungere un posto viene dopo averlo raggiunto. Quando entri in un palazzo comincia il mondo vero. Cercando l'ufficio del servizio sanitario, per esempio, ho attraversato una sala massaggio, sono svicolato tra le bancarelle di un mercato indefinibile e ho fatto irruzione tra una serie di signore molto british intente nel the' del pomeriggio. Tutto dopo essermi perso tra sei ascensori e qualche decina di scale mobili.
Comunque tutta questa roba a circa 17.300 Km da casa e' tutto sommato rilassante. Non e' che tu ci possa fare molto, diciamo, oltre a bere un caffe', mangiare un wurstel e aprire un conto in banca. Quindi fai tutte queste cose, le uniche a portata di mano, e nell'attesa che si compiano valuti il da farsi.
La scelta piu' cool e' Sydney. In questi giorni ci convergono tutti: gli australiani, che festeggiano la loro festa nazionale, e i backpackers, che migrano da ostello a ostello alla ricerca della birra piu' cheap. E' un po' come una Rimini di 4 milioni di persone, con onde piu' alte, vento oceanico, metropolitana e traghetti.
La scelta piu' hard e' invece l'harvest trail. Ovvero, immergersi nell'interno per circa 1500 Km e raggiungere una dimenticata landa australe dove poche anime bestemmiano raccogliendo frutta a 40 gradi di temperatura.
In attesa che la burocrazia si compia, sono nel frattempo attorniato da un inaspettato stuolo di tedeschi e tedesche. "Siamo quasi vicini", dicono insolitamente allegri. In effetti, tornando ai 17.300 Km di prima, Sydney e' il primo luogo che mi ha fatto sentire europeo. Da cosi' lontano il continente appare piccoletto e unito da un unico vacillante inglese da bettola.
Ora torno a me. Per digerire lo spavento generato dalla simpatica colonia di enormi pipistrelli che popola il giardino botanico di Sydney, un tedesco mi ha offerto del gun. Sa di prosecco ma e' fatto di pesce. Strambo. Il suo nome deriva dal linguaggio aborigeno e significa cuscino. Questo perche' la sua confezione, una specie di sacca in alluminio, una volta vuota si puo' gonfiare e diventare cuscino. Un'utile giaciglio per il dopo sbornza dicono qui.
Lo bevo, ma un po' schifo fa.
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