--> "Imprenditori del cammino"
Ciclo di conversazioni per scoprire i valori personali, sociali ed economici
dei costruttori di cammini.
Ciclo di conversazioni per scoprire i valori personali, sociali ed economici
dei costruttori di cammini.
(Published by SKIN)
Luca Gianotti ha fondato la Boscaglia prima e La Compagnia dei Cammini in seguito. Imprenditore del cammino e ideatore delle pratiche di “cammino profondo”, con Luca riflettiamo sul valore del camminare, personale e sociale, ripercorrendo la storia sociale recente del cammino. Questa storia ha tre tappe principali. L’ascesa del Club Alpino italiano e il cammino, tecnico e veloce, per conquistare rapidi le vette. Gli anni Ottanta, la rivista Airone e il cammino come strumento per l’appropriazione del paesaggio. Sono gli anni di Riccardo Carnovalini e Stefano Ardito. E poi Santiago e l’emergere dei cammini come momento di lavoro interiore.
Luca non ha un ruolo da protagonista in questi passaggi che ricollocano il cammino da pratica turistica a pratica culturale. Però nel 1993 l’allora funzionario alla cultura del Comune di Scandiano comincia a coltivare l’idea di trasformare la passione per il cammino in un lavoro. Nel 1994 fonda Boscaglia. Quando l’associazione soffre per eccesso di crescita, è la volta della Compagnia dei Cammini, associazione che proprio in questi giorni saluta anche l’arrivo di una casa editrice.
Via Skype dall’Abruzzo, raggiungiamo Luca. Partiamo dal valore del cammino.
Quale valore ha per te il cammino, Luca, perché scegliesti il cammino?
“Io stavo bene. Quando camminavo, mi si metteva tutto in ordine. Sono partito da lì. Il cammino svolge un ruolo molto importante in diverse culture del mondo. Io penso che possa svolgere una funzione utile per acquisire consapevolezza anche nella nostra cultura. Un orientale si siede e medita. Noi occidentali, invece, siamo irrequieti. Il cammino aiuta a gestire questa irrequietezza e a darci lo spazio per meditare”.
E come arrivasti dal piacere personale all’impegno professionale?
“Da un uomo dedito alla cultura – ero funzionario al comune di Scandiano – sono passato alla natura. Sono stato ambientalista in prima battuta. Allora, essere attivi significava essere ambientalisti. Ho militato in Green Peace, nei Verdi, quando ancora erano un movimento, e ho conosciuto Alexander Langer. E’ grazie a lui che ho fatto il mio primo viaggio a piedi. In Albania. Alexander era un politico con il culto del prossimo e fu scelto, in quanto non di primo piano, come ambasciatore di pace con l’Albania. Era il 1993 e io collaborai con per individuare contatti affidabili per un progetto di turismo sostenibile in Albania. Eravamo a contatto diretto con il Primo Ministro e con noi, nel viaggio, c’erano personaggi di primo piano, curiosi di vedere una nazione a lungo rimasta chiusa. Ricordo per esempio nel gruppo il fotografo Uliano Lucas”.
Da quel primo percorso in cammino al ruolo di oggi, di propulsore della cultura del cammino. Cos’è che lega le persone al cammino?
“La gente ha bisogno di mettersi in cammino perché ha bisogno di mettersi in gioco. Ti cito la riflessione di Wu Ming nella mia ultima newsletter. Secondo Wu Ming, il giorno in cui si smette di essere turisti non si torna più indietro. E camminare è l’unico mezzo di locomozione che ti permette di girarti a 360 gradi e attraversare la strada per parlare con l’uomo fuori dall’uscio di casa.
Le persone che camminano con noi si aprono all’imprevisto e all’emozione. Cerchiamo di regalare loro un’epifania. Considerata la percentuale di persone che ritornano, direi che si affezionano al modo di andare che presentiamo loro, senza mai scendere a compromessi. Facciamo spegnere i cellulari e scegliamo strutture che magari sono più scomode di altre, ma favoriscono l’incontro e la condivisione di un racconto”.
Come concili – per concludere – questo livello di condivisione di scambio con l’acquisto di un viaggio, con il momento della transazione economica?
“Comprendendo l’esperienza. Costruiamo molto di più di un servizio tal quale. Aderendo all’Associazione Compagnia dei Cammini, si aderisce a un progetto più ampio. Siamo impegnati in un processo di cambiamento a 360 gradi. Abbiamo gruppi di acquisto solidali e, ogni autunno, percorriamo un cammino di relazione – l’anno scorso lungo la Via Romea, quest’anno in Sicilia – per metterci in contatto con il territorio, conoscere i suoi luoghi e le sue genti. Queste iniziative sono potenti strumenti di conoscenza. Alla fine dell’anno ho camminato nelle terre marsicane con un itinerario concentrico per toccare i luoghi del terremoto. Abito in questa terra da anni, ma è solo con questo cammino che penso di averla conosciuta davvero. Ecco, con questi cammini, con queste iniziative che vanno oltre il servizio, ci vogliamo proporre come un’avanguardia culturale”.
3 commenti:
Direi proprio che lo sono "un'avanguardia culturale".
Mi intrigano le persone che opera in quell'ambito. E' sempre un delicato equilibrio tra economia e coinvolgimento sociale. Ammiro chi, meglio di altri, riesce a trovare un compromesso efficace tra i due monti.
Nell'intervista, Gianotti ha parlato di "eccesso di crescita" come problema sofferto da Boscaglia. Lì ha proprio fatto riferimento al cuore del tema che mi intriga.
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