30 Dicembre 2011
La strada che va dal porto di Cochi a Munnar sale nervosa dal mare verso il centro dell'India tropicale. Risale, senza soste, le prime pendici dei Ghati e in qualche decina di chilometri tocca i a 2000 m.
La strada, in India, si percorre al centro. Ai lati ci sono buche e mezzi più lenti. La marcia è una continua danza tra il centro della carreggiata e il suo lato sinistro, che si raggiunge quando dal senso di marcia opposto si fa incontro un altro mezzo, anche lui al centro per evitare i mezzi più lenti a bordo corsia. Di dietro non occorre guardare: chi si avvicina da tergo sa che è suo compito presentarsi e dà un colpo di clacson, che non è una protesta ma un biglietto da visita.
Ci vuole qualche tempo però per scoprire questa grammatica stradale inusuale e a Munnar quel tempo non era ancora passato. Ogni curva, nei primi chilometri, si avvicinava come una minaccia, con le mani tese, rigide, aggrappate al seggiolino di fronte dell'autobus, come a voler tirare da un lato quel bestione al centro della strada.
La mia era una tensione isolata. Tra i sedili il bigliettaio riscuoteva le rupie dai nuovi passeggeri saliti in corsa. Alcuni bambini dormivano appoggiati alle spalle delle loro madri. Uno studente ascoltava la musica dal proprio lettore, un altro ciondolava la testa assonnato.
Irritato dalla mia tensione, cercai di cancellare le abitudini di guida che la originavano. Curva dopo curva l'impegno fu ripagato. Pochi chilometri prima della fermata ero quasi assorto come gli altri passeggeri. Un'altra piccola certezza, sulle convenzioni di guida, era caduta e, schiacciato dalla bassa pressione di un temporale imminente, non riuscivo a capire se ero più libero o più dubbioso
1 commento:
Mi dicono che in India ci si alza in spiritualità. Tu lo confermi.
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