Puo' sembrare una bestemmia, ma sono convinto che alcuni dimenticati borghi appenninici siano piu' mistici di Uluru. In alcuni di essi rimbomba una solitudine densa di passato, mentre nell'Ayers Rock di oggi ci sono troppi turisti (non solo giapponesi), troppi bus e troppi cartelli che ti dicono cosa devi e cosa non devi fare. Uluru e' il bush in formato McDonald's: rapido, semplice e accessibile a tutti. C'e' anche un aeroporto nella vicina localita' di Yulara, cosi' ci si puo' volare diretti tra una colazione a Sydney e un aperitivo a Melbourne, tralasciando qualche migliaio di Km di viaggio.
E invece sulla rotta verso Uluru, tra il profondo sud di Adelaide e il top end di Darwin, la strada e' davvero quello che conta. Sembra di vivere tra le pagine della beat generation. Le vie di comunicazione sono desolate linee che il sole illumina come infiniti corsi d'acqua distesi su un mare che la luna si e' dimenticata di increspare. In questo luogo, cosi' denso di terra, la religiosita' non ha mai avuto bisogno del cielo per pensare all'infinito. Gli aborigeni hanno sempre fatto camminare i loro antenati del tempo del sogno, su un suolo che e' piu' grande dell'atmosfera che lo circonda. Ogni punto, lungo una superficie uniformemente piatta, e' utile per osservare tutta la marcia del sole, dalle ombre dell'alba verso ovest alle ombre del tramonto verso est, attraversando il mezzogiorno quando la palla di fuoco e' cosi' alta all'orizzonte da sembrare sul punto di scomparire.
Carcasse di canguri e scheletri di vacche selvatiche scandiscono i Km sul ciglio della strada. Alcuni cammelli, i discendenti inselvatichiti dei leggendari animali importati dagli Afghani per attraversare il continente, pascolano muovendo stancamente le loro grasse labbra. E qua e la', nel cielo senza nuvole, un avvoltoio si libra in circolo, come nelle migliori pellicole Western. Una carcassa, un cammello, un avvoltoio. La serie si ripete piu' e piu' volte fuori dal finestrino di una Land Cruiser che alla guida da' un delirio di onnipotenza. Ci sono pochi avvicendamenti di paesaggio nei 1200 Km di strade asfaltate e mulattiere sabbiose che collegano Alice Spring a Uluru e a King's Canion, anche se col tempo l'occhio impara a riconoscere alcune piccole sfumature: il colore della sabbia, l'altezza degli arbusti e le depressioni dove, durante i temporali, l'acqua si riversa tempestosa e corrosiva.
Un graduale cambio di luce segnala infine l'approssimarsi del crepuscolo. Tutto si spegne a terra. Anche gli sparuti automobilisti che si salutano a vicenda a ogni incrocio si fermano: guidare e' troppo pericoloso mentre gli animali del bush entrano in azione. Cala allora il silenzio. Si stende la Swag (una sorta di materasso richiudibile) sul terreno e da li' si attende l'arrivo delle stelle, per una notte sotto il brulichio cosmico della via lattea.
Il bush non e' luogo di incontri. Forse lo era, quando gli aborigeni erano ancora liberi dalla schiavitu' dell'alcool e della benzina. Ma ora non lo e' piu'. Gli unici esseri umani che si incontrano sono i turisti accatastati sulle pendici di Uluru. "Nicole - urla un babbo inferocito - torna giu'. L'acqua e' nel mio zaino e tu non puoi salire se non salgo io. Se tu vai avanti e non bevi, ti verra' un colpo di calore, perche' e' cosi' che il corpo umano funzione". "Torna giu'", ripete ancora l'uomo, ormai madido di sudore, goffamente arroccato alla catena che aiuta la scalata alla vetta. Mentre Nicole, ormai in lacrime, prosegue rabbiosa la sua marcia solitaria verso l'alto, poco piu' in basso il quadro familiare si completa. "Sei stato fino in cima?", mi chiede la mamma.
"Si', e mi ci sono anche fermato per un po'".
"Sono posti che ti entrano dentro vero?".
"Colpisce la dimensione. Anche se li hai gia' visti in foto, non puoi capire quanto sono grandi, ne' quanto sono lontani da tutto il resto".
"Goditeli tutti, tu che puoi".
"Problemi familiari poco piu' in su?".
"Niente di grave in fondo. Solo il solito. Non capisce che i suoi figli sono piu' snelli e prestanti di lui".
"Nicole!!!", rimbomba ancora un urlo poco piu' in alto.
"Credo sia meglio che salga a dare un'occhiata", riprende la donna. "Ma intanto non servira' a molto. Quello non capisce, neanche qui".
Neanche a Uluru.
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