Da alcuni mesi tre testi si muovevano come nomadi nelle steppe tra gli scaffali delle mie case. Mi seguivano come fedeli compagni: erano sempre nella lista delle cose da fare, ma, quando il loro tempo sembrava finalmente compiersi, ecco che un articolo da scrivere, un film da vedere, una passeggiata da organizzare o una “rivoluzione” professionale da abbozzare, ne prendevano il posto. Reale variazione delle priorità organizzative, certo, ma non solo. Quei tre testi erano (e sono) tre volumi di storiografia cattolica datimi in mano nel tentativo di influenza il mio approccio illuministico al passato e all'etica. Chi mi aveva dato quei testi mi rinfacciava il relativismo etico e l'apertura incondizionata del mio approccio, curioso e senza pregiudizi. Proprio avendo difeso tale approccio avevo indirettamente maturato l'obbligo di accettare la proposta.
Eccomi allora fermare la migrazione perenne di quella piccola carovana di libri, fare un bel respiro, e iniziare un viaggio nella storia della Cristianità: Costantino e l'istituzionalizzazione del Cristianesimo come religione dell'impero, le crociate e le inquisizioni, la riforma luterana e la colonizzazione del sud America, fino al Novecento, alle ideologie totalitarie e alle guerre mondiali. Sempre da una prospettiva volutamente e dichiaratamente impegnata a liberarsi dalle vulgate storiografiche consolidate dagli illuministi francesi, prima, e dai liberali inglesi subito dopo. La lettura storica è stata ricca di scoperte accattivanti, mentre le conclusioni etiche si sono rivelate altrettanto angoscianti.
La parte storica, brillantemente giocata da storiografi di stampo cattolico, è un esercizio efficace di relativismo prospettico. Un esempio tra i tanti citati dai testi. C'è da stupirsi se l'uomo del Medioevo era disposto a morire per una disputa teologica sulla vita eterna? No, in quanto nell'immaginario dell'epoca, tanto il cattolico ortodosso quanto l'eretico cataro consideravano la vita eterna il tema supremo ed entrambi procedevano secondo un sistema duale netto “se io ho ragione, tu hai torto”. Tanto il cattolico quanto il cataro erano estranei al concetto successivo di libertà individuale e per entrambi era dovere etico aiutare la comunità a schierarsi nel giusto su un tema così fondamentale: perdere la vita terrena era in fondo poca cosa di fronte alla partita dell'eternità. E, se noi, avvezzi al relativismo etico, ci stupiamo di tanto ardore, proviamo a pensare come risulteremmo stupidi a un uomo medioevale, raccontando che la domenica ci sono persone che muoiono allo stadio per la loro fede in una squadra di calcio.
La bontà di questo ragionamento storico, puntuale e condivisibile nella rilettura di tutti i momenti sopra elencati, termina laddove la buona novella cristiana, depurata delle vulgate che ne hanno macchiato l'evoluzione storica, viene infine riproposta come chiave di giudizio etico del mondo, come antidoto all'individualismo luterano e al liberismo economico anglosassone da cui sarebbero discese le ideologie novecentesche e la loro forza distruttrice.
In prima battuta, non si capisce perché la dimensione storica e la miopia prospettica che vengono chiamate in causa per calmierare le azioni della Chiesa, perdano valore quando nella storia si impongono il capitale e l'organizzazione economica del vivere comunitario, da un lato, e l'utopia comunista, in sua opposizione, dall'altro. Perché gli eccessi della storia della Chiesa possono essere spiegati alla luce delle relazioni di potere del tempo e dalle motivazioni di squisito realismo politico del Medioevo, mentre le procedure organizzative dello stato liberale e le teorie marxiste possono essere bocciate alla luce delle crisi cicliche del sistema produttivo o alla luce delle derive totalitarie, che sono frutto delle relazioni internazionali alla stessa stregua delle azioni del Papato o dell'impero. Perché la carità cristiana può applicarsi ai momenti in cui l'errore dell'uomo ha inficiato la custodia del messaggio di Cristo, mentre l'uomo deve essere perfetto come un Dio nel momento in cui tenta di tradurre in prassi un edificio etico laico con molti meno secoli di sperimentazione?
In seconda battuta, è angosciante, oserei dire anti-evangelico, ciò che consegue allorché la certezza del bene e del male viene reintrodotta come chiave di lettura e di guida della comunità cattolica e come cifra di superiorità morale nei confronti delle comunità altre. In questa cornice trascendente, la Madonna è colei che come braccio della provvidenza è scesa, prima e dopo l'avvento di Cristo, a consolidare le sbarre dei cancelli d'Europa: ha sconfitto i persiani preservando le polis greche; ha allargato l'impero romano per diffondere il messaggio cristiano; ha accesso le micce dei cannoni della Santa Alleanza contro i Turchi; ha impresso nuova civiltà alle popolazioni andine. E oggi è pronta ad armare gli arsenali europei per scalzare il politically correct e imporre di nuovo il messaggio di Cristo. Chissà se questi alfieri del giusto, così pronti e legittimati a distruggere nemici interni ed esterni, hanno dedicato all'altro, interno ed esterno, lo sforzo di comprensione che propongono per il proprio passato?
Ho scritto queste parole per rimettere in moto il nomadismo di questi testi su cui mi sono infine soffermato alcuni giorni. Lo storico illuminista potrà così aprirsi a dati e inquadramenti che limano il pregiudizio assoluto verso l'amico cattolico, ma spero che questi non confonda la spiegazione di un eccesso del passato con un nulla osta alla sua reiterazione nel futuro. Che l'approccio sia l'uno o l'altro – un individuo privo di trascendente teso alla migliore organizzazione della sua comunità o una comunità votata alla comprensione della direzione di origine metafisica a cui tendere – spero si dia spazio a una ricerca senza fine. Le tesi, come assoluti, hanno sempre dato il là a confronti infruttuosi. Diamo loro il giusto valore: schemi pratici per coordinarsi in un sistema dato. Lasciamo evolvere il tutto: tra di noi potremmo trovare modus operandi utili a includere un ex diverso, e verso un ipotetico Lui, più si è, meglio è, ivi includendo chi umano non è come gli orientali pensano da prima che Roma nascesse e cadesse.