Leggende romagnole, avventure metropolitane, suggestioni dal mondo e altre divagazioni in evoluzione pluriennale.
lunedì, agosto 27, 2012
lunedì, agosto 20, 2012
mercoledì, agosto 15, 2012
Una sera su una terrazza nove anni dopo
“Non mi do neppure pena per l'efficienza di un dipendente” disse lei rivedendo lui nove anni più tardi su una terrazza di una città di provincia. “Basta che una finanziaria decida di scomporre un'azienda e rivenderla, per bruciare in attimo più di quanto centinaia di persone efficienti possano riuscire a costruire in una vita”.
“E' vero, ma ciò nonostante, non si può tralasciare la responsabilità individuale - rispose lui -. Non è il costo infinitesimale del dipendente il danno, ma il tradimento al servizio che si deve svolgere. Non è una questione di saper fare o di fare in fretta, ma di farsi carico del problema altrui, di alleviarne il peso, talvolta rimuoverlo. Specie nel settore pubblico, è fondamentale difendere dal tradimento questa vocazione primaria, pena il legittimare, per la stupidità di pochi, la voce di chi accusa il pubblico come forma di intervento”.
Il tempo passato aveva depositato memoria in entrambi. Non ancora abbastanza per allontanare i periodi precedenti in un tempo ideale, ma già a sufficienza per avere ricordi coscienti, ricordi adulti, di tante scelte, della loro genesi, delle loro conseguenze. In lei, il compromesso si era infine fatto spazio: la quotidianità era un costante esercizio per affrontare il lavoro senza trascurarlo e nel contempo conservare le forze per cercare altro e abbandonarlo senza rimpianti. In lui, la familiarità con le dinamiche della politica aveva acuito la sua abilità nel districarne l'intreccio, ma d'altro canto aveva rafforzato il desiderio di lasciare la parte più complessa di sé lontana da lì, pronta per cambiare il mondo come la sua amica desiderava anni prima. Entrambi, poi, erano stati costretti a perdere: sapevano che non potevano tutto. Così come però sapevano di potere molto, quando riuscivano a non distrarsi, a non cedere alla stanchezza, a dare veramente importanza a un obiettivo. E così per entrambi restava un po' di amaro in bocca se nell'incerta ricerca di un posto nel mondo o di un'alternativa a esso, finivano per arenarsi in entrambe le direzioni, esausti.
Lei aveva appena avanzato un progetto di ricerca per ritornare nell'amato cuore teorico e sociale del mondo, lui era in dubbio se intraprendere un periodo di studio per ripartire più agguerrito nella caccia di un lavoro altrove.
“Ma vorrei camminare attraverso il Mediterraneo - disse lei – ti piacerebbe venire con me?”.
“Lungo quale percorso?” valutò lui, pensando alla partenza.
Sul tavolo c'erano bottiglie di vino e di whisky e l'ora tornava finalmente a farsi tarda.
“E' vero, ma ciò nonostante, non si può tralasciare la responsabilità individuale - rispose lui -. Non è il costo infinitesimale del dipendente il danno, ma il tradimento al servizio che si deve svolgere. Non è una questione di saper fare o di fare in fretta, ma di farsi carico del problema altrui, di alleviarne il peso, talvolta rimuoverlo. Specie nel settore pubblico, è fondamentale difendere dal tradimento questa vocazione primaria, pena il legittimare, per la stupidità di pochi, la voce di chi accusa il pubblico come forma di intervento”.
Il tempo passato aveva depositato memoria in entrambi. Non ancora abbastanza per allontanare i periodi precedenti in un tempo ideale, ma già a sufficienza per avere ricordi coscienti, ricordi adulti, di tante scelte, della loro genesi, delle loro conseguenze. In lei, il compromesso si era infine fatto spazio: la quotidianità era un costante esercizio per affrontare il lavoro senza trascurarlo e nel contempo conservare le forze per cercare altro e abbandonarlo senza rimpianti. In lui, la familiarità con le dinamiche della politica aveva acuito la sua abilità nel districarne l'intreccio, ma d'altro canto aveva rafforzato il desiderio di lasciare la parte più complessa di sé lontana da lì, pronta per cambiare il mondo come la sua amica desiderava anni prima. Entrambi, poi, erano stati costretti a perdere: sapevano che non potevano tutto. Così come però sapevano di potere molto, quando riuscivano a non distrarsi, a non cedere alla stanchezza, a dare veramente importanza a un obiettivo. E così per entrambi restava un po' di amaro in bocca se nell'incerta ricerca di un posto nel mondo o di un'alternativa a esso, finivano per arenarsi in entrambe le direzioni, esausti.
Lei aveva appena avanzato un progetto di ricerca per ritornare nell'amato cuore teorico e sociale del mondo, lui era in dubbio se intraprendere un periodo di studio per ripartire più agguerrito nella caccia di un lavoro altrove.
“Ma vorrei camminare attraverso il Mediterraneo - disse lei – ti piacerebbe venire con me?”.
“Lungo quale percorso?” valutò lui, pensando alla partenza.
Sul tavolo c'erano bottiglie di vino e di whisky e l'ora tornava finalmente a farsi tarda.
sabato, agosto 04, 2012
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