Leggende romagnole, avventure metropolitane, suggestioni dal mondo e altre divagazioni in evoluzione pluriennale.
martedì, maggio 25, 2010
domenica, maggio 16, 2010
lunedì, maggio 10, 2010
Di fronte al rudere (il pensiero) come un lupo
"Nella maggior parte dei casi, il motivo della nostra felicità e infelicità è il significato che diamo alla vita piuttosto che la vita stessa"
(Orhan Pamuk - La valigia di mio padre)
(Orhan Pamuk - La valigia di mio padre)
E’ sicuramente un bel momento. Me lo dicono due piccoli, non futili, particolari: quando esprimo il meglio di me – ho molte occasioni per farlo, non ricevo invidia, ma desiderio di partecipazione ed emulazione; e quando esprimo le mie debolezze – già è un fatto che me lo conceda – non ricevo sarcasmo ma sostegno. E’ come un circolo virtuoso: la libertà di esprimere le mie ombre rende più vivide le luci del mio essere, che naviga libero, diventa carisma quando arriva agli altri e coraggio quando ritorna a me, sciogliendo le paure come la rugiada il sole al mattino.
Quando è così mi piace sostare un poco di fronte alla rovina di un casolare ai margini di un campo con l’erba incolta. Nello spazio vuoto che mi circonda sembro fermo ma in realtà apparecchio la tavola come un alacre maggiordomo delle mie idee: metto una frase detta qui, una lettera ricevuta qua, un sms simpatico laggiù. A quel punto il mondo mi sembra infinitamente vicino e malleabile: rimetto tutto in ordine e torno a valle pieno di propositi, pieno di idee che presto diventeranno azioni. Con il ritmo di un grande respiro mi tuffo nel mondo degli altri per trovare stimoli a fare meglio ciò che ho pensato ritirandomi nel mio.
Quando riesco a ridere attorno a un rudere che in sé mette una tristezza unica è davvero un buon segno e allora mi affaccio anche alla finestra che dà sui ricordi dei momenti bui. Li guardo e vedo che lì succede tutto il contrario. I pensieri non ne vogliono sapere più di uscire e lasciarsi mettere in ordine nella mia tavola. Restano dentro, si avvinghiano appiccicosi come la tela di un ragno. Uno dopo l’altro fino a costruire un gomitolo-gabbia attorno alla mente. Dovresti scrivere una lettera, ma non ti sembra di avere le parole giuste. E poi sulla lettera dovrebbe esserci il parere di quello là che ti manca e che dovresti contattare prima. Ma sai che non ti risponderà o che se lo farà tu sarai poco convincente e lui si dimenticherà subito di ciò che gli chiedi. E comunque se anche accettasse, ci vorrebbe tempo e tu di tempo non ne hai. Hai fretta, fretta di conferme che non arrivano. Nessuno te le darà: un po’ tutti ti sono contro e, ne sei certo, ridono anche un po’ di te, felici della tua sventura.
Di fronte al rudere, il pensiero è come un lupo. Se può correre libero, suscita il fascino di un grande predatore. Se resta in trappola, diventa un cane rabbioso che addenta il suo padrone.
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