mercoledì, maggio 30, 2012

Il cammino ritrovato

(pubblicato in AmbienteInFormazione di Maggio 2012)

“Questo cammino ha coinciso con un momento di crisi lavorativa nel campo del restauro e con il corso da guida ambientale escursionistica che, proprio in quel momento, ho deciso di frequentare presso l'istituto Esedra di Lucca, dando seguito a oltre venticinque anni di montagne vissute per passione. Era il momento per fare questo cammino”. Nino Guidi, restauratore di lungo corso, guida di recente abilitazione, motiva così il cammino da Munkathvera a Roma sulle orme dell'abate Bergsson che intraprenderà per cinque mesi, a partire dal prossimo 18 giugno, quando da Bologna volerà verso Keflavik. “Incontrerò il vescovo di Reykjavik – spiega Guidi – e l'associazione degli italiani che risiedono in Islanda, poi, dopo due mini trekking nella zona, mi sposterò a nord, fino ad Akureyri, vicino all'abbazia di Munkathvera, residenza dell'abate Bergsson. Da lì, con un cammino di quindici giorni e 490 km fino al porto di Seyoisfjordur, nel nord-est, inizierò davvero a seguire le orme del pellegrinaggio compiuto nel 1100 dal religioso islandese”.

Il percorso, descritto da Bergsson in un documento latino tradotto in italiano nel 1944 da Magoon, è lacunoso nella parte più a nord: dagli scritti si legge solo che dal porto di Seyoisfjordur, il religioso navigò fino alla cittadina norvegese di Bergen, da cui poi, sempre in nave, raggiunse Hirtshalls in Danimarca. Dalla penisola danese in poi, invece, la descrizione si fa più attenta e puntuale e, seguendo i nomi delle città attraversate, si traccia una linea che attraversa la Danimarca, la Germania occidentale – circa a metà strada tra il percorso francigeno a ovest e quello romeo a est –, la Svizzera fino al Gran San Bernardo. Da questo valico in avanti i passi di Bergsson si uniscono a quelli propri della Francigena fino a Roma, prima meta dell'abate che poi proseguì ancora fino a Gerusalemme. “Mi intriga capire – spiega Guidi – le ragioni che in un tempo così lontano, senza alcun equipaggiamento tecnico, spinsero un uomo a intraprendere un viaggio così lungo. E' anche per questo che, dopo aver utilizzato gli scritti dell'abate Bergsson per preparare il saggio finale del mio corso da guida, ho deciso ripetere personalmente il suo tracciato. Lo seguirò nel segmento islandese, per quanto possibile stante le scarse descrizioni disponibili, e poi lo seguirò di nuovo in maniera più attendibile e completa nei circa 3500 Km che congiungono la Danimarca a Roma, dove conto di arrivare verso la fine di ottobre”.

Sulla strada di Bergsson con Guidi ci saranno per lunghi tratti altri tre compagni di viaggio, conosciuti durante camminate precedenti. Il milanese Giovanni Mercandalli, la romana Lucia Giannotta e la futura guida della regione Marche Patrizio Pacitti. Nel tratto di cammino in Germania, Guidi sarà poi accompagnato dai pellegrini tedeschi afferenti all'Associazione Via Francigena e a quelli dell'Associazione Romweg costituitasi lunga la via Romea di Stade. Dalle tappe danesi fino a Roma, di cui il calendario sarà aggiornato dinamicamente su www.montagnedilegami.it, chiunque potrà mettersi lo zaino in spalla per seguire per qualche tappa del percorso la guida toscana.

I luoghi e le persone conosciuti nei suoi cinque mesi di marcia saranno descritti da Guidi attraverso un blog ospitato dal sito di www.repubblica.it, vetrina nazionale affiancata a quelle toscane offerte da Il Tirreno e da Toscana Oggi. Guidi scatterà poi una selezione di immagini per Scarpa, sponsor tecnico del pellegrinaggio assieme ad Abiogen, Elleffe, Colortecnica. Oltre a queste imprese provate, a sostegno del progetto si è inoltre mossa anche una rete di piccole donazioni recuperate via Web, attraverso il crowd funding, fino a coinvolgere persone residenti in Argentina.

“Da questa esperienza – conclude Nino Guidi – conto di maturare l'esperienza per poter riproporre alcuni segmenti del percorso ad altri camminatori, utilizzando la direttrice come motivazione per conoscere a piedi tutta la zona attraversata. Più in generale, però, vorrei che questo cammino diventasse per altri ciò che è già diventato per me. Un'occasione per rilanciarsi, lasciare chiarire le idee e allontanarsi un po' dai numeri che troppo spesso ci circondano. Penso per esempio a fotografi o disegnatori che magari faticano a trovare un impiego: sulla strada, scattando e disegnando, possono trovare materiale per una mostra, e, senza un obiettivo prefissato, aggiungere un complemento importante alla loro attività canonica”.

domenica, maggio 20, 2012

Soglie

Gli occhi erano fissi sul lampadario che continuava a oscillare. Poi la terrà tremò di nuovo e la donna si abbandonò infine all'istinto di fuggire. Si vestì attraversando le stanze che contenevano le ricevute del lavoro, le parrucche delle feste d'adolescente, le foto di viaggio di una vita, il computer, i vestiti. Da un piccolo cassetto nascosto raccolse un piccolo gioiello della nonna, dal comodino un collier e dalla tavola in sala un film di Truffaut preso a noleggio pochi giorni prima. Mise tutto in borsa e, carica solo di quei ricordi, corse fuori dalla casa tremolante che stava per sommergere tutti gli altri.

A qualche centinaio di chilometri intanto un uomo stava incamminandosi a passi lenti verso la sua prova. Respirava attorno all'isolato come un centometrista fermo ai blocchi, lentamente per liberare il pensiero. Aveva lasciato in auto lo zaino, i libri, gli appunti, i documenti inutili. Con lui restava solo una piccola bambolina scaccia pensieri regalatagli anni prima da una persona che non vedeva più da tempo. Prese la piccola statuina in legno nella mano destra e con la sinistra cliccò il bottone per salire al piano ed entrare nell'aula dell'esame.

domenica, maggio 13, 2012

L'uomo che non leggeva più romanzi

Giampiero entrò nel caffè e scelse un tavolino laterale, raccolto tra due panche e la parete. Vi si sedette e attese il cameriere in livrea per ordinare il miglior whisky alla carta.
“Viene dall'Indocina?” gli chiese dopo aver scambiato diverse battute sui distillati disponibili.
“Vietnam, signore” rispose l'uomo di sala.
“Ci sono stato tre anni fa – disse allora Giampiero con il viso sorridente – magari ci siamo già incontrati anche là. Di dov'è?”.
“Un piccolo villaggio al nord signore. Non vi rientro da 37 anni. Sono arrivato in Italia come rifugiato politico. Il mio passaporto mi permette di andare ovunque nel mondo salvo che a casa”.
“Mi scuso, non volevo toccare un tasto così delicato”.
“Non è nulla. La mia vita è qui e non rimpiango quella che ho abbandonato” disse l'omino dai tratti asiatici allontanandosi educatamente-

Rimasto solo, Giampiero annusò il distillato ambrato che lasciava salire i suoi profumi sedimentati nel tempo. L'aveva preso invecchiato dieci anni, esattamente il tempo che era trascorso dalla lettura dell'ultimo romanzo. Dieci anni prima, poco più che cinquantenne aveva sfogliato le ultime pagine di narrativa: un'anonima raccolta di racconti prodotta a margine di un concorso letterario. Poi più nulla. Si era promesso di dedicare la sua attenzione solo a saggi rivolti al futuro: a disegnare l'orizzonte politico e tecnologico che avrebbe determinato l'evolvere dei gruppi umani e la loro geopolitica. In quel momento aveva disinnescato gli ultimi sogni sull'animo umano e le relazioni internazionali gli erano sembrate, con logico realismo, i soli elementi utili alla riflessione.

Non aveva rinnegato le migliaia di pagine lette prima di quella decisione. Solo che, più la vita lo attraversava, più i rapporti tra le persone e tra le persone e i loro stessi pensieri, gli sembravano prevedibili. Aveva vissuto in due nazioni, parlava correntemente tre lingue, aveva due case nel cuore della società, una famiglia piena di ramificazioni, protagonismo politico e un numero di conoscenti che cresceva più velocemente di quanto desiderasse. Dopo pochi istanti di fronte a una persona, ne poteva raccontare la biografia con temibile precisione. I romanzi raccontavano storie che lui riusciva già a leggere da solo nell'esperienza. Avrebbe dunque letto quei testi solo per trovare conferma a quello che già conosceva o intuiva. Ma lui non era quel genere di lettore. Per lui il tempo non era un cerchio da analizzare a ogni giro ma una linea di cui bisognava prevedere l'andamento.

Bevve allora il primo sorso dal suo bicchiere. Voleva brindare a quei dieci anni spesi senza tempo perduto. E lo voleva fare solo, perché, confrontandosi con altri, magari dovendosi giustificare, avrebbe dovuto perdersi in discussioni prevedibili.

Allungò un altro sorso. Tenersi lontano da fiumi di parole, che già sapeva essere sterili, era la forma di libertà più preziosa che si era saputo regalare.